di Nicola ALLOCCA
La corruzione è il “cancro” che minaccia la democrazia e frena il progresso; è un pericolo che ha impatto sul business, perché impedisce la crescita ed il raggiungimento degli obiettivi aziendali.
Proprio per questo, è necessario che le aziende diventino consapevoli di tali conseguenze e avviino uno specifico transformation program finalizzato all’implementazione di soluzioni specifiche per “risolvere” la corruzione.
(*) nella FOTO, l’immagine ufficiale della campagna No Corruption Zone di Acciai Speciali Terni
Questo percorso deve partire da due presupposti:
- la condanna esplicita da parte della società civile che profitti generati al di fuori di limiti etici non vanno riconosciuti
- la convinzione che non esiste alcun trade off tra performance e controllo, risultati e regole, business e valori.
Le aziende devono avere consapevolezza del ruolo che esercitano nella società civile e valutare le proprie azioni non solo in base a parametri economico-finanziari, ma anche secondo la loro utilità/impatto sul territorio dove operano.
Il contesto dove si opera è talmente complesso, incerto, volatile ed ambiguo che le aziende vanno interpretate non più come meccanismi, ma organismi, al cui interno tutto è interconnesso ed interfunzionale. Se è vero questo non possiamo più permetterci approcci a silos e self assessment (fai-da-te).
Funziona proprio come per l’organismo umano: quando si tratta della nostra salute e ci troviamo di fronte a una brutta malattia, l’auto diagnosi è inefficace e l’unica soluzione è rivolgersi a degli specialisti. Lo stesso deve valere per le aziende: per “curare il male corruzione”, è necessario individuare un nuovo profilo professionale responsabile di una Funzione, con differenti skills e capabilities (competenze legali, di risk management, process engeneering, analytics, matematica, statistica, antifrode etc.) che abbia la mission di abilitare le sinergie di tutti i gli stakeholders nella lotta alla corruzione.
In quest’ottica vanno necessariamente messi in discussione i paradigmi dei sistemi di controllo tradizionali (cfr. Rivoluzione nella Governance, Articolo sottoriportato).
GESTIRE IL RISCHIO CORRUZIONE
A livello aziendale, per gestire il rischio corruzione, occorre fare leva all’interno della propria organizzazione su tre elementi fondamentali:
1. VALORI: adottare un insieme di standard comuni per promuovere la cultura di integrità, trasparenza, responsabilità sociale ed accountability, su cui fondare le regole di comportamento;
2. CONSEGUENZE: definire Regole chiare ed oggettive che formalizzino i valori ed applicare un processo sanzionatorio giusto che si basi su conseguenze certe;
3. MONITORAGGIO: implementare nella propria organizzazione un sistema di controllo interno, finalizzato a prevenire e individuare tempestivamente i comportamenti non conformi alle regole.
Senza questi tre elementi vige il CAOS, ma allo stesso tempo lavorare solo sulla diffusione dei valori, senza la definizione di conseguenze certe e controlli efficaci è un’UTOPIA. Monitoraggio effettivo e conseguenze certe, senza valori porterebbe alla diffusione di un clima repressivo.
In altri termini per gestire il rischio corruzione occorre sponsorizzare valori quali integrità, trasparenza e sostenibilità, definire conseguenze certe ed implementare un sistema di monitoraggio robusto.
RAGGIUNGERE LA NO CORRUPTION ZONE
Perché dobbiamo accontentarci di gestire il rischio corruzione e non puntare più in alto, mirando a estirpare il cancro e non solamente a curarlo?
In quest’ottica, è necessario evolvere gli elementi base del Modello anticorruzione, al fine di far diventare la società una No Corruption Zone, ovvero un’area dove non sia possibile perpetrare la corruzione. Per realizzare questo obiettivo, occorre adottare un framework basato su 5 elementi:
1. CIES (Committment on Integrity and Ethical standard): la società si deve impegnare a tradurre ’impegno in azione, a diffondere la cultura dell’integrità – anche nei confronti della comunità locale, nazionale ed internazionale –, ad adottare il principio di trasparenza nei rapporti con i business partner e a valutare l’impatto delle proprie azioni sulla società civile e nel contesto dove opera.
2. PERCEZIONE DELLE CONSEGUENZE: l’azienda deve definire e diffondere non solo regole chiare ed oggettive e un sistema sanzionatorio basato sui concetti di tolleranza zero, imparzialità e gradualità delle sanzioni; ma deve strutturare programmi di sensibilizzazione volti ad allineare la percezione alla realtà, ovvero a far percepire come reali, vicine e certe le conseguenze derivanti da comportamenti illeciti e non in linea con i valori aziendali.
3. ICS (Internal Control System) INTEGRATO E DIGITAL COMPLIANCE: è necessario dotarsi di un Sistema di Controllo Interno “intelligente”, impiegando le nuove tecnologie abilitanti (es. big data, analytics, intelligenza artificiale), al fine di garantire il monitoraggio continuo sulla totalità dei dati (es. implementazione di un Modello Antifrode).
4. WHISTLEBLOWING: l’azienda deve incoraggiare la segnalazione di comportamenti potenzialmente illeciti (“Speak-up Culture”). A questo scopo, deve fornire gli strumenti necessari per consentire la comunicazione tempestiva ed efficace dei sospetti, garantendo la massima tutela del soggetto segnalante e del segnalato in termini di confidenzialità, riservatezza, anonimato e protezione da ritorsioni.
5. VIGILANT MEDIA: si tratta di un elemento esogeno all’Organizzazione, da intendersi come libertà di stampa e giornalismo d’inchiesta. I media, avendo libero accesso alle informazioni, possono vigilare in modo indipendente sui wrongdoing e rappresentare in questo modo un garante in più del comportamento lecito delle aziende.
IL RUOLO DELLE ISTITUZIONI
Al fine di raggiungere la No Corruption Zone, tutti gli stakeholders chiave devono dare il proprio contributo.
Il mondo del business ha bisogno di incentivi per le aziende “virtuose” che investono in CIES e programmi di sensibilizzazione, nonché volti all’utilizzo delle tecnologie moderne per disegnare un Sistema di Controllo Interno intelligente.
È fondamentale diffondere una nuova cultura aziendale che integri l’utilizzo dell’intelligenza artificiale e dei robot con il monitoraggio continuo, per disegnare un modello di Industry 4.0 in ambito governance e compliance. È questa la direzione per riconoscere il Sistema di Controllo come un’attività strategica che, in modo integrato e selettivo, fornisca al Top Management una ragionevole sicurezza sul raggiungimento degli obiettivi aziendali.
CONCLUSIONI
Possiamo sconfiggere la corruzione, sradicarne le fondamenta, trasformando le aziende in No Corruption Zone.
Per rendere questo scenario possibile, il mondo del business ha bisogno di incentivi ed investimenti in programmi
anticorruzione basati sulla diffusione di valori quali integrità, trasparenza e sostenibilità oltre i confini aziendali. Ha
bisogno di investimenti nella digitalizzazione del sistema di monitoraggio. Ha bisogno di sponsorizzare un sistema di
segnalazione efficace e di promuovere una stampa libera e un efficace giornalismo d’inchiesta.
Immaginate se tutte le aziende diventassero una No Corruption Zone…
…potremmo risolvere “la supply side” della corruzione.
E senza l’offerta, la domanda non troverebbe più alcun terreno fertile
Intervento del Dr. Nicola ALLOCCA – Governance Director & Business Continuity Officer di Acciai Speciali Terni – Thyssenkrupp Membro Anticorruption Committee BIAC @ OECD