di Sossio CHIEREGO
Abstract
L’articolo pubblicato da Jean-Jacques Hervé sulla Rivista della Schuman Fondation a titolo “European agriculture and Ukrainian agriculture complement each other” afferma che le agricolture dell’UE e dell’Ucraina siano complementari tra loro e si imponga la gestione delle connesse sinergie agroalimentari ed economiche(1).
Un’attenta lettura dell’articolo, la valutazione delle implicazione chiave della tesi e la considerazione dei recenti eventi agroalimentari UE urgono a considerare la tesi non condivisibile per 2 motivazioni:
- La tesi stessa è influenzata da bias logici e non supportata da basi fattuali.
- Gli (eventuali) vantaggi sarebbero annullati da maggiori problemi per l’UE.
Analisi
Osservando gli accadimenti ed il recente contesto agroalimentare UE, la definizione migliore risulta essere quella di una “tempesta perfetta” provocata dal simultaneo impatto negativo:
- del post-Covid,
- della crisi Ucraina,
- della implementazione della strategia Farm to Fork e,
- di una inflazione galoppante nella filiera agrifood iniziata dalle materie prime ed abbattutasi sui prezzi al dettaglio.
Le conseguenze sono state devastanti ed hanno provocato il tracollo finanziario degli agricoltori e delle PMI agrifood con la conseguente “Protesta dei Trattori” attraverso l’intera geografia europea.
Vale la pena ricordare che in questa tempesta ha giocato un ruolo negativo chiave l’enorme apertura del sistema agroalimentare UE alle importazioni dall’Ucraina attraverso la creazione di “solidarity lanes” e l’eliminazione dei dazi all’importazione.
Le buone intenzioni hanno di fatto generato una gigantesca operazione dumping con la creazione di un eccesso di offerta di materie prime agricole (specialmente cereali) con prezzi fino al 40% inferiori a quelli praticati nei mercati di sbocco UE. L’impatto, inevitabilmente negativo per gli Stati Membri UE, ha raggiunto un livello devastante nell’area UE orientale (Polonia, Romania, Slovacchia, Moldavia e Ungheria) che non a caso ha visto la recrudescenza massima della protesta da parte degli agricoltori.
Questa recente esperienza – per quanto esacerbata da concause – può essere considerata un’anticipazione:
- di come “aperture ideologiche“
- unite alla mancanza di sistema di governance
possano avere un impatto notevole sull’economia UE, in particolare nel sistema agrifood e agricolo.
Principali direttrici dell’analisi: valutazione degli impatti e prospettive future
Passando al dettaglio dell’analisi, essa si basa sulle seguenti direttrici:
- VALUTAZIONE ECOSISTEMI AGROALIMENTARI
- BUSINESS MODEL e IMPATTO FINANZIARIO
- ROUTE 2 MARKET / focus su “Canali Distributivi” e “Solidarity Lanes”
- IMPATTO GEOPOLITICO e FOOD SECURITY
- QUALITA’ PRODOTTO e IMPATTO AL CONSUMATORE
1 – Valutazione Ecosistemi Agroalimentari
L’Agricoltura ucraina beneficia di 3 caratteristiche assolutamente uniche, concorrenti e positive che apportano enormi vantaggi competitivi in termini di eco-sistema e produttività dei suoli. In particolare:
- a) fertile “terra nera“(2)– (il “Černozëm“, che copre il 60% del paese ed è ideale per coltivare cereali;
- b) presenza di pianure immense che efficientizzano l’attività di coltivazione e raccolta;
- c) clima molto favorevole alle coltivazioni ed alle pratiche agricole.
Contrariamente all’UE, l’Ucraina vanta una conformazione geografica ideale per coltivazioni di tipo intensivo, anche per per questo fu destinata a “granaio” dell’intera URSS durante il processo di industrializzazione sovietica ed oggi la sua produzione agricola viene utilizzata per forniture a paesi in via di sviluppo ed all’interno di piani di cooperazione internazionale (eg: Algeria, Egitto, Tunisia, Libia, Etiopia, Nigeria, Afghanistan e Sudan).
Questo focus sulla “quantità” e sulle “economie di scala” implica che l’offerta agrifood dell’Ucraina risulti di qualità inferiore e costo minore verso la corrispondente dell’Unione Europea.
Facciamo un esempio reale: consideriamo una pasta prodotta con grano ucraino versus una pasta prodotta con grano pugliese; Quest’ultima potrà vantare dei chiari vantaggi in termini di esperienza organolettica e gusto al consumatore se non addirittura un beneficio in termini di proprietà anti-infiammatorie e anti-colesterolo.
Guardando alle implicazioni del nostro esempio l’offerta Ucraina – in una prospettiva di marketing strategico – si posiziona al consumatore come affordable, dove l’equazione di valore al consumatore fa leva sul prezzo finale.
Dalle dinamiche economiche del settore dei prodotti di largo consumo – a cui appartiene l’agroalimentare – sappiamo che una eccessiva e continuativa offerta di proposizione affordable sui mercati provoca un processo di “banalizzazione” della categoria agli occhi dei consumatori con la conseguente:
- distruzione di valore nella filiera,
- il peggioramento della qualità offerta e,
- la proliferazione di promozioni basate su sconto e prezzo (Prendi 3 x Paghi 2, Compra 1+1 Omaggio, etc).
Quindi, un accesso a materie prime affordable su scala ampia e continuativa puo’ avere un impatto devastante per le filiera agroalimentare UE e di stati membri chiave nel settore come l’Italia dove l’offerta vanta spesso un posizionamento al consumo di tipo “Premium/Artigianale“.
Analizzato il rischio economico, valuteremo questo aspetto nel punto #5 (Consumatori e Qualità Prodotto).
2 – Business Model e Impatto Finanziario
L’agroalimentare dell’ UE viene a ragione considerato all’avanguardia a livello globale. Il suo business model si basa sulla assoluta qualità di prodotto ottenuta attraverso controllo dei suoli, delle materie prime e dei processi di coltivazione, produzione e distribuzione al consumo.
Gli operatori delle filiere agrifood UE – dagli agricoltori ai distributori – sono assoggettati una stringente legislazione sanitaria ed ambientale che rende il prodotto finale di alto standard ed assolutamente “consumer compliant“.
Inoltre, la scala delle aziende agricole europee – fatta eccezione di alcuni paesi – è di grandezza media o medio-piccola, con una estensione media di ca. 18 ettari e prevalenza di forza lavoro familiare (specie negli Stati Membri del Sud Europa)
Questa grandezza media consente una strategia di quality pricing che rispetta la qualità del prodotto, permette una proposizione di valore ai consumatori UE ed un relativo guadagno agli operatori di filiera.
Al contrario, l’Ucraina basa su “intensività e scala” la sua strategia, vantando una grandezza media delle aziende agricole superiore ai 100 ettari (6x vs. media UE) , la non applicazione dei vincoli sanitari ed ambientali UE e la presenza delle grandi multinazionali del trading agricolo (le “ABCD”: Archer-Bunge-Cargills-Dreyfuss).
Infine, il grande potere di esportazione legato ad una oligarchia agricola Ucraina poco incline alle regole.
Si delinea quindi per l’Ucraina un business model basato su “sfruttamento scala + abbattimento prezzo” che impattano sull’offerta sia in termini di qualità che di rispetto delle politiche ESG (in primis la sostenibilità).
3 – Route 2 Market / focus su “Canali Distributivi” e “Solidarity Lanes“
Nella gestione del business si definisce Route-2-Market (R2M) la infrastruttura fisica e digitale che consente la vendita e la consegna delle merci nei mercati finali.
Passando all’agroalimentare Ucraino ci riferiamo alla complessa infrastruttura formata dai porti della Crimea, dal Mar Nero, dal sistema integrato nave+treni+tir, dai corridoi navali al Mediterraneo e dai “corridors” (comprese le “solidarity lanes” create dopo la crisi Ucraina).
Questo complesso sistema infrastrutturale il R2M Ucraino utilizzato per raggiungere i mercati UE.
Appare ragionevole ritenere che – ben prima dell’invasione nel 2022 – la Russia agisse su quel complicato sistema di R2M per raggiungere i mercati UE con le proprie merci ed in particolare attraverso un sistema collaudato di “elite capture” – perfezionato in Georgia, Cecenia e nel Caucaso – potesse controllare il sistema di R2M ucraino.
Considerando la guerra in corso, la necessità per la Russia di aggirare l’embargo, il potenziamento dei corridors attraverso la creazione dei “solidarity lanes” esiste il rischio che quei corridoi possano essere influenzati – se non controllati – da paesi esterni all’Ucraina.
Inoltre, auspicando una chiusura delle ostilità favorevole a Kiev, esiste il fondato rischio della persistenza di un forte controllo (ufficiale o meno) su quel R2M e quei canali distributivi da parte della Russia.
Si delinea quindi un pericoloso rischio geopolitico e di food security per la UE di consegnarsi ad azioni di guerra non convenzionale gestite attraverso “operazioni commerciali” di disturbo alla UE ed alle economie degli Stati Membri (Overstock o Understock distributivi, destabilizzazione del pricing, tempeste inflattive, rottura finanziaria per le PMI agricole tramite dumping e sottocosto, crisi food security provocate da blocco merci, etc).
4 – Impatto Geopolitico e Food Security
Abbiamo appena evidenziato nel punto #3, il rischio di un controllo russo sulla infrastruttura di R2M ucraina delle forniture alimentari chiave (grano e cereali). Questo, sommato alla offerta qualitativamente inferiore ed a prezzo inferiore alle medie UE (fino al -40%) definisce un pericolo per l’UE in termini di Food Security.
Ricorderemo che il tema della Food Security nasce per sottrarre l’UE agli incrementi speculativi di prezzo ed al rischio di rottura delle forniture legate ad un mercato ucraino sotto influenza russa e di paesi non amici.
L’ipotesi, quindi, di una aumentata integrazione agroalimentare (quella che in management strategy viene definita “business lock-in”) appare non solo pericolosa ma anche strategicamente semplicistica.
Esporre nel breve-medio periodo, un dossier chiave come la Food Security UE ai rischi connessi con le falle del sistema-paese ucraino (corruzione strutturale, bassa certezza del diritto, interessi di “oligarchi agricoli” ed influenza di paesi anti-UE) appare un alto rischio, seppur a fronte di vantaggi di impatto minore.
5 – Qualità Prodotto e Impatto al Consumatore
At the end… Consumer is the King!
Attraverso anni di legislazione sanitaria, agricola e ambientale virtuosa, 450 milioni di consumatori UE risultano i consumatori meglio trattati nel mondo in considerazione della offerta agroalimentare europea.
Questo considerando il sistema agroalimentare “end 2 end“, dalla coltivazione agli scaffali dei supermercati.
Un esempio fattuale sono le pratiche nocive di allevamento e coltivazione spesso in uso anche in altri mercati occidentali (eg: prodotti OGM, allevamenti intensivi, etc.) ma che non sono tollerate in UE.
Inoltre, la biodiversità, le Eccellenze Geografiche, la protezione di capitolati di produzione, l’esaltazione delle differenze di gusto e cultura rappresentano asset chiave del sistema agroalimentare UE che purtroppo appaiono in netto contrasto con i modelli, le logiche e gli attori economici operanti nel sistema ucraino.
In poche parole: da un punto di vista del consumatore europeo una maggiore e duratura integrazione del sistema agroalimentare UE con quello ucraino non appare foriera di sostanziali vantaggi – a parte il prezzo, ma con qualità inferiore – ed aprirebbe a notevoli aree di problematicità al consumo finale.
Proposta di strategia alternativa: apportare valore e minimizzare i rischi
Dopo aver chiarito come una piena integrazione dei sistemi agroalimentari UE-Ucraina comporterebbero un alto livello di rischio per la UE, per l’Italia e per i consumatori europei, ha senso definire un’ipotesi di “fall-back” che apporti valore all’UE ma che elimini o minimizzi i rischi potenzialmente connessi.
Per contestualizzare l’ipotesi ci può aiutare una metafora di tipo aziendale in cui la UE sarebbe una company cross-nazionale e l’ Ucraina un suo partner commerciale (eg: fornitore).
In questo esempio, il “trade-off” strategico per la Company UE si basa sulla necessità di:
- costruire un rapporto commerciale fiduciario, ma allo stesso tempo.
- evitare il rischio di esclusiva o vantaggio al partner.
Rischio che implicherebbe una “captive situation” nella fornitura ed il pericolo futuro di integrazione a monte o di acquisizione delle quote di mercato.
Quindi, l’eccessiva integrazione della Company UE con il Fornitore Ucraina espone al rischio che quest’ultima – attraverso economie di scala e vantaggi di pricing – possa sottrarre ingenti quote mercato alla Company UE fino alla possibilità estrema di take over o integrazione a monte.
Ricordando quindi la tipologia di offerta VFM ucraina e la sua equazione al consumo di tipo Value for Money, sarebbe più corretto instaurare un modello di fornitura che possiamo definire di “SMART-SOURCING” dove lo scopo, i canali e le modalità di fornitura sono modellizzate, azionabili, flessibili e controllabili.
In particolare, provando a visualizzare la raccomandazione, si tratterebbe delle seguenti ipotesi/casistiche:
- Utilizzare le forniture ucraine come “coperture congiunturali” (eg: far fronte a picchi di domanda);
- Azionare i canali ed il R2M per programmi di “Social Feeding“ UE (eg: persone bisognose, centri migranti, istituzioni pubbliche) oppure cooperazione internazionale (eg: fornitura al Maghreb);
- Politiche anti-congiunturali e proposizioni sociali di tipo anti-inflattivo o di valore al consumo finale (eg: linee di prodotti a prezzo controllato da listare nelle catene della grande distribuzione UE).
Il modello ipotizzato è stato solo abbozzato nelle sua logica e richiede un ulteriore lavoro di affinamento strategico, definizione della governance e completamento dei cosiddetti “use case“. Resta comunque la sensazione che sia un approccio più bilanciato, favorevole per entrambe le parti in causa ed in grado di minimizzare rischi/massimizzare vantaggi per i consumatori europei e per l’Ucraina stessa.
Intervento di Sossio CHIEREGO, Chief Marketing Officer & Executive Advisor
Per approfondimenti, consultare i seguenti link e/o riferimenti:
(1) Jean-Jacques Hervé (2024), European agriculture and Ukrainian agriculture complement each other, Fondation Robert Schuman (qui, l’articolo originale in pdf)
(2) il “Černozëm” copre il 60% del Paese ed è ideale per coltivare cereali
Renato Atticciati Replica
. Articolo? Una mini tesi.