Corruzione: Male necessario o errore imperdonabile?

Corruzione: Male necessario o errore imperdonabile?

2 febbraio 2025

di Nicola ALLOCCA

Il compromesso accettabile non è più un’opzione, mai.

Per lungo tempo, la corruzione è stata considerata parte inevitabile delle dinamiche economiche e politiche. È stata tollerata, giustificata e perfino razionalizzata come un “male necessario” in grado di sbloccare stalli burocratici o di facilitare accordi difficili.

In certi contesti, è stata perfino percepita come un lubrificante per sistemi complessi, capace di far girare gli ingranaggi inceppati di governi e imprese.

Tuttavia, questa narrazione è oggi insostenibile. Non possiamo più considerare la corruzione un compromesso accettabile: è un errore imperdonabile, un cancro che deve essere estirpato senza mezzi termini.

Ogni fenomeno corruttivo, a qualsiasi livello:

  • erode la fiducia nelle istituzioni,
  • compromette lo sviluppo economico e sociale e,
  • alimenta disuguaglianze che si riflettono su intere generazioni.

La corruzione non è mai una soluzione: è sempre e solo un ostacolo che sottrae risorse preziose, impedisce il progresso e distrugge i legami di fiducia che sono alla base della convivenza civile. Non possiamo più permetterci di tollerarla, nemmeno in minima parte.

Questa consapevolezza è emersa con forza anche nel discorso di Giovanni Tartaglia Polcini, magistrato e coordinatore del Gruppo anticorruzione del G20. Nel suo intervento “Perché la corruzione è il male assoluto”, Tartaglia Polcini affronta il tema con una chiarezza che non lascia spazio a compromessi. Egli spiega come la corruzione rappresenti un pericolo sistemico per le società moderne, poiché mina le fondamenta della giustizia e ostacola la trasparenza e la sostenibilità. La sua analisi è un monito a rifiutare ogni forma di giustificazione per un fenomeno che non può essere ridotto o gestito: la corruzione deve essere eliminata. “Non esiste un compromesso accettabile – sostiene Tartaglia Polcini – dobbiamo lavorare per costruire un sistema di trasparenza e integrità che non lasci spazio a pratiche corruttive, a nessun livello”.

Le sue parole risuonano con forza in un contesto globale in cui troppo spesso si parla di “riduzione” della corruzione, senza affrontarne l’eliminazione definitiva. Questo approccio rischia di perpetuare l’idea che la corruzione, in qualche misura, sia inevitabile. Ma accettare una “percentuale fisiologica” di corruzione significa tradire i principi fondamentali della giustizia sociale e dello sviluppo sostenibile. Ogni euro sottratto tramite pratiche corruttive rappresenta un’opportunità persa per finanziare l’educazione, rafforzare i sistemi sanitari o affrontare il cambiamento climatico. Ogni atto corruttivo, per quanto piccolo, è un attentato ai diritti delle persone più vulnerabili.

Per questa ragione, la corruzione deve essere trattata come un nemico assoluto. Non possiamo limitarci a politiche di contenimento: è necessario un impegno culturale e istituzionale per costruire una società in cui:

  1. la trasparenza sia la norma e,
  2. l’integrità un valore condiviso.

Ciò implica, tra le altre cose, l’adozione di tecnologie avanzate per il monitoraggio della spesa pubblica, l’educazione alla legalità sin dai primi anni di scuola e la creazione di istituzioni più forti e indipendenti.

L’intervento di Tartaglia Polcini, oltre a fornire una diagnosi chiara del problema, indica una direzione precisa: la lotta alla corruzione non è solo una questione normativa, ma una battaglia etica e culturale. Non possiamo più considerarla un aspetto marginale o secondario della governance: è una priorità assoluta che richiede l’impegno di tutti, dai governi ai cittadini, dalle imprese alle organizzazioni internazionali.

La corruzione non è un “male necessario” e non può essere trattata come tale. È un errore imperdonabile, un problema che richiede risposte decisive e coraggiose. In un mondo che affronta sfide globali come le disuguaglianze, la crisi climatica e la lotta per la sostenibilità, non possiamo più accettare compromessi. Non è solo una questione di regole: è una questione di giustizia e di futuro.

Perché la corruzione è il male assoluto

Leggi qui sotto, l’intervento di Giovanni Tartaglia Polcini: Perché la corruzione è il male assoluto.

La corruzione è un fenomeno culturale e sociale di notevoli dimensioni che affligge in misura diversa i paesi in ogni parte del globo. Essa è unanimemente riconosciuta come un fattore negativo, da prevenire e da reprimere, sia dal punto di vista legislativo, che dal punto di vista giudiziario. Ciò che forse è mancato però, in questo approccio multi livello, al fenomeno della corruzione, è stato un approfondimento della rilevanza della corruzione e delle conseguenze che la corruzione negativa può avere, sullo sviluppo dell’umanità sotto il profilo culturale. Noi dobbiamo parlare alle giovani generazioni e dobbiamo spiegare loro che la corruzione è il male assoluto. In modo tale da creare le basi per rifuggire a un’interpretazione alternativa che invece tende a presentare la corruzione come un male necessario.

La corruzione oggi si manifesta con forme sofisticate ed è divenuta anche il punto di infiltrazioni della criminalità organizzata e dei grandi interessi economici nella nostra società e nell’amministrazione pubblica. Lo scopo ultimo di questo tipo d’approccio, di una corruzione nuova, di una corruzione liquida, è proprio quello di creare le basi per una tolleranza culturale di questa patologia. La corruzione vista come una vis cùi resìsti non pòtest, e questo soprattutto parlando alle giovani generazioni è intollerabile. Dobbiamo fare di tutto per spiegare che la corruzione non è un male necessario, la corruzione è un male assoluto. E per dimostrare questo nostro assunto dobbiamo parlare ai giovani con dati di fatto. I dati di fatto convincono molto di più della semplice pedagogia sociale.

Ergo, quali possono essere i punti di riferimento per le giovani generazioni, per comprendere perché la corruzione sia un furto rispetto a quello che è il loro possibile futuro? Soccorre questo caso un documento meraviglioso adottato dal G20, in particolare dal gruppo Anti Corruzione del G20 nel 2014, il documento ha il titolo: “Alti Principi sulle Relazioni Intercorrenti tra Corruzione e Crescita Economica”. Ebbene, in questo documento si enumerano le conseguenze negative che la corruzione può avere sul piano della società e dell’economia. Iniziamo a enumerarle: 

  • La corruzione genera lo sviamento delle risorse, perché anziché essere dirette verso la produzione di beni e servizi per la collettività, per i consociati, le risorse vengono destinate, così come i beni e i servizi, per gli interessi di pochi. Approfondiamo: la corruzione genera l’adozione di normative errate, non efficaci, che comunque tendono a soddisfare interessi particolari non quelli della generalità dei consociati.
  • Abbassa il livello degli investimenti, poiché gli imprenditori e i titolari del potere finanziario, non investono in un mercato che si sa essere affetto dal virus della corruzione.
  • Riduce i livelli di efficienza, anche dal punto di vista dello sviluppo della tecnologia e anche della competizione tra le imprese, perché gli appalti non vengono regolamentati, facendo sì, che vincitore risulti non chi meglio può servire, bensì vengono resi utili all’interesse di chi viene designato a svolgere una determinata attività sulla base di interessi devianti.
  • Abbassa, la corruzione, il gettito fiscale per i beni ed i servizi. Genera innanzitutto una delegittimazione delle istituzioni, alla quale corrisponde un infedeltà fiscale. I cittadini che non hanno fiducia nelle istituzioni, perché le ritengono corrotte, perché le percepiscono come corrotte, non sono adusi a partecipare all’economia della nazione attraverso il gettito fiscale. E l’infedeltà fiscale ha una conseguenza diretta sulla spesa pubblica, la quale risente pesantemente di questo minore gettito.
  • Ed ancora la corruzione di riduce la produttività, scoraggia qualsiasi forma di innovazione, aumenta i costi delle attività, abbassa i livelli di crescita, genera disoccupazione nel settore privato e nel settore pubblico, aumenta la povertà, aumenta le disuguaglianze. 
  • È di ostacolo all’applicazione dei principi dello stato di diritto. È di ostacolo all’affermazione della democrazia e del libero mercato. La corruzione aumenta anche l’instabilità politica
  • La corruzione è alla base della fuga dei nostri migliori cervelli.

Una volta che abbiamo presentato ai giovani elementi di questo tipo, che sono scientifici ed inoppugnabili, come si può sostenere ancora che la corruzione sia un male necessario? La corruzione è, e resta il male assoluto, da prevenire e contrastare con ogni forza, con una lotta senza quartiere, senza se e senza ma, a cominciare dalla disseminazione valoriale, e dalla creazione del consenso nelle giovani generazioni sui valori e sui principi di Etica e di Legalità.

Intervento di Nicola ALLOCCAPresidente del Comitato Anticorruzione Business OECD (BIAC)Direttore Risk & Resilience Autostrade per l’Italia



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