Disinformazione e Megatrends: nuovi rischi minacciano il futuro

Disinformazione e Megatrends: nuovi rischi minacciano il futuro

24 gennaio 2024

di Giorgio IRTINO

Se soltanto cinquanta anni fa la disinformazione era una tecnica quasi esclusivamente utilizzata nell’ambito militare e dell’intelligence, oggi viviamo nell’era della disinformazione diffusa, paradossalmente alimentata dall’eccesso di informazioni disponibili e dalla possibilità per chiunque di crearle e divulgarle tramite molteplici canali comunicativi, primi tra tutti i social network.

Un recente studio del World Economic Forum pone la disinformazione come principale rischio globale per il 2024 e nelle prime posizioni per i prossimi dieci anni.

È quindi lecito ormai diffidare di qualunque fenomeno che assurga alla ribalta mediatica, sia esso di cronaca piuttosto che di altra natura (scientifica, economica, culturale etc…), senza averne appurato:

  1. la veridicità (il cosiddetto fact-checking) o quanto meno
  2. l’attendibilità.

Questa cautela vale anche per lo studio dei megatrends in quanto elementi che possono essere oggetto di manipolazione disinformativa.

Ma quale rapporto c’è tra disinformazione e megatrends? Come la disinformazione può compromettere lo sviluppo delle strategie basate sull’analisi delle tendenze future? I megatrends sono forze di cambiamento capaci di produrre effetti su scala globale nel lungo termine; sono pattern di trasformazione che possono avere un impatto su diverse aree della vita umana, come tecnologia, demografia, ambiente, economia, politica e cultura. I megatrends sono importanti per coloro che cercano di prevedere il futuro, di anticipare e comprendere i cambiamenti sociali ed economici in corso, poiché possono fornire una prospettiva strategica su come affrontare le sfide emergenti e capitalizzare le opportunità che si presentano nel contesto di queste evoluzioni.

  1. La disinformazione può compromettere i megatrends rendendoli inattendibili; al contrario,
  2. i megatrends possono essere manipolati per creare disinformazione.

Distinguere il vero dal falso

Ma come facciamo quindi a essere certi di lavorare su megatrends reali e non su finestre di Overton (megatrends manipolati per creare consenso e accettazione di cambiamenti non spontanei ma imposti)? Possiamo fidarci dei megatrends che ci vengono proposti o è meglio considerarli criticamente, con beneficio del dubbio? Come possiamo distinguere un megatrend autentico e credibile da uno creato ad arte al fine di colonizzare il futuro (cioè indirizzarlo verso uno sviluppo predeterminato)? Come possiamo uscire dalle logiche di condizionamento del pensiero? I megatrends non sono definiti da una singola autorità o organizzazione, ma piuttosto emergono attraverso l’osservazione e l’analisi di esperti in diverse discipline. Vari istituti di ricerca, organizzazioni governative, accademie, think tank e aziende di consulenza si dedicano a identificare e a studiare i megatrends.

È importante notare che l’elaborazione dei megatrends è un processo continuo e dinamico. Gli esperti si basano su dati attuali e passati, oltre a modelli predittivi, per cercare di comprendere come le forze dominanti del cambiamento possono plasmare il futuro. 

Alcuni criteri per validare un megatrend sono:

  • verificare la credibilità e l’indipendenza delle fonti che lo hanno elaborato,
  • raccogliere il feedback della comunità scientifica e professionale,
  • analizzare eventuali pareri discordanti,
  • verificare l’esistenza di interessi conflittuali,
  • verificare se la tendenza si sviluppa come preannunciato,
  • verificare se la tendenza produce i cambiamenti previsti,
  • verificare se la tendenza è accettata dai portatori d’interesse.

Il presupposto fondamentale affinché un megatrend possa essere considerato attendibile è che non sia stato elaborato a tavolino, in modo disconnesso dalla realtà quotidiana; i segnali di cambiamento devono essere raccolti sul campo, ascoltando il sentimento delle persone coinvolte e la percezione che esse hanno di determinate dinamiche. Quando si partecipa attivamente agli interessi di una comunità (o di coloro con cui si spera di entrare in risonanza), non si ha bisogno di decifrare ciò che è di tendenza; semplicemente lo si rileva dal contesto di riferimento.

Involuzioni e Controtendenze

Negli ultimi anni invece sono stati proposti alcuni megatrends che si sono rilevati fallaci proprio perché costruiti e utilizzati per forzare certe tendenze (dettate da interessi economici o politici) senza tenere conto del loro reale impatto sociale, come per esempio:

  • la mobilità elettrica e la tecnologia hyperloop che promettevano di rivoluzionare le modalità di trasporto ma che si sono scontrate con forti difficoltà nella realizzazione di infrastrutture abilitanti, con costi elevati, con impatti ambientali indiretti negativi, generando ricadute industriali (smantellamento di settori manifatturieri con perdita di occupazione) e sociali (mancato gradimento del consumatore) opposte a quelle previste;
  • lo sviluppo sostenibile, basato sugli obiettivi dell’Agenda ONU 2030 e sulle politiche di decarbonizzazione, che ha determinato un eccessivo accanimento dove in realtà gli impatti sono modesti (contesto europeo) mentre non è stato in grado di ridurli dove invece sono consistenti ma legati a interessi economici che spingono ancora un maggior sfruttamento delle fonti energetiche fossili (paesi produttori, contesto asiatico ed economie emergenti).

E si potrebbe parlare anche di come altri megatrends quali la parità di genere (che nella sua interpretazione più estrema sta determinando una radicalizzazione conflittuale dei rapporti sia tra generi che tra generazioni) o i cibi innovativi (la progressiva diffusione di alimenti a base di insetti o di carne coltivata etc… suscita non poche resistenze da parte dei consumatori) si stiano trasformando in pericolosi boomerang, favorendo lo sviluppo di movimenti che promuovono il ritorno alle tradizioni.

Recentemente, l’Italian Institute for the Future ha pubblicato il report “Emerging Long-Term Megatrends 2024” evidenziando dieci cambiamenti che potranno influenzare il nostro futuro:

  1. LONGEVISMO RADICALE, ovvero il contrasto dell’invecchiamento;
  2. CONTROLLO DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE, ovvero la regolamentazione del settore AI;
  3. GUERRE DELL’ACQUA, ovvero nuove tensioni sociali determinate da carenza idrica;
  4. GENDER DECOUPLING, ovvero una crescente conflittualità tra i generi;
  5. COMPETIZIONE NELLO SPAZIO, ovvero lo sfruttamento commerciale delle risorse spaziali;
  6. RIFORMA DELLA FINANZA GLOBALE, ovvero adeguamento dei mercati finanziari ai cambiamenti climatici e allo sviluppo di un’economia post-capitalista e post-globalista;
  7. SPECIE ALIENE INVASIVE, ovvero effetti indesiderati delle mutazioni degli ecosistemi naturali;
  8. POLICRISI E SALUTE MENTALE, ovvero crescente disagio psichico delle nuove generazioni;
  9. CRISI DEI SOCIAL NETWORK, ovvero affermazione di nuovi modelli comunicativi e riduzione dell’esposizione mediatica;
  10. INTELLIGENZA ARTIFICIALE SIMBIOTICA, ovvero interazione e sinergia tra uomo e macchina.

Saranno megatrends genuini? Leggere il report può sicuramente aiutare a capire meglio come sono stati elaborati e se i contenuti di dettaglio sono condivisibili. Un aspetto interessante è che ci sono due megatrends (il 4 e il 9) che vanno in aperta controtendenza rispetto alle mode degli ultimi anni e questo conferma il dubbio che si trattasse più di modelli imposti anziché di autentiche evoluzioni dell’orientamento sociale. In particolare, la probabile crisi dei social network (se sostenuta anche da una adeguata regolamentazione del settore AI – megatrend punto 2) – potrebbe andare a ridurre il rischio dovuto alla disinformazione

E questa sarebbe veramente una buona notizia!



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