di Claudia RADI
Durante la ‘’detenzione forzata’’ in casa dovuta al Covid, mi sono immersa nello studio di tutto quanto, in tempi normali, non sarei stata in grado di approfondire.
Argomenti nuovi, nuove articolazioni e la nostra mente così impreparata ad accettare il ‘’nuovo’’, il cambiamento dovuto ai nuovi processi che, indipendentemente dal fatto di trovarci preparati o meno, ‘’dirompono’’ nella società.
Disruptive, termine inglese che in italiano significa dirompente, identifica questo incedere della trasformazione in atto.
Trasformazione in atto frutto dell’evoluzione dei tempi, ma anche ‘’eventi disruptive’’ quali la pandemia del Covid 19.
Tutto quanto sta succedendo impone una pronta risposta mentale ‘’reattiva’’ al mutamento degli assetti economici, sociali, climatici, tecnologici, disruptive.
La centralità delle questioni ambientali impone il rinnovamento del Business Model dell’azienda al fine di rendere minimo il suo footprint (orma) nell’ambiente circostante (con riferimento alla sua attività produttiva, al tipo di prodotti immessi sul mercato e alla creazione di valore che apporti benefici alla collettività).
Ed ecco quindi anche la tanto auspicata transizione verso un’economia circolare: un sistema economico pensato per riutilizzare i materiali riducendo gli sprechi, che porti con sé la conseguenza/capacità di autorigenerarsi.
Fondamentali per la realizzazione di tutti questi cambiamenti diventano le nuove tecnologie digitali, da utilizzare:
- nella produzione,
- nei processi organizzativi e
- nelle relazioni con i clienti.
L’azienda dovrà essere sempre più agile e resiliente, adattandosi ai veloci mutamenti in atto e sviluppando la sua capacità di innovare.
Anche l’istruzione pubblica dovrà rispondere alla nuova esigenza dirompente di conoscere il nuovo, che già esiste e che avanza inesorabilmente.
L’ambito giuridico è il panorama più complesso chiamato a rispondere tempestivamente all’esigenza di equilibrio, di equità, di regolamentazione e di attuazione della giustizia, senza la presenza dei quali il caos, in questo contesto, regnerebbe sovrano.
È necessario inoltre (in questa corsa che il cambiamento in atto impone) salvaguardare gli strumenti democratici a nostra disposizione, per consentire la libera espressione delle differenti esigenze e delle differenze in genere, la tutela delle quali ci assicura il perpetuarsi della specie umana.
In questo sforzo comune mirato ad abbandonare le recriminazioni sugli errori compiuti in passato, cercando contestualmente di incamminarci verso il ‘’nuovo’’ possibile e auspicabile, è importante trovare le forme più adatte di attuazione del cambiamento nel rispetto dell’individualità, le cui rispettive differenze, è opportuno evidenziarlo di nuovo, vanno rispettate.
Tutto è nuovamente incentrato sulla comunicazione: tanto più funzionale sarà, maggiore la sua capacità di riflesso nella veicolazione veloce dei validi nuovi contenuti, necessariamente da assorbire per affrontare il cambiamento.
La storia ce lo ha dimostrato: imporre con la forza un ‘’pensiero unico’’ non è possibile.
La storia ce lo sta dimostrando: la possibilità di avere uno spazio per esprimere sé stessi nei social network, non assicura un equivalente senso di responsabilità nella comunicazione e neppure l’ottenimento di alcunché beneficio.
Ma i social network (rete sociale), come ogni ‘’rete’’, possono catturare non solo al fine di ‘’inghiottire’’ l’espressione delle varie personalità ma, al contrario, possono ‘’catturare’’ con la finalità di diffondere validi contenuti.
Ecco, quindi, l’importanza di un lettore attento e critico: l’unico che possa trarre il vero beneficio derivante dall’uso corretto della rete sociale e cioè la comunicazione ‘’di massa’’ di validi contenuti.
L’altra grande opportunità che i social network ci riservano è quella di esprimere la nostra opinione nell’immediatezza degli accadimenti.
Anche questo rappresenta una modalità disruptive, legata ai tempi odierni, di entrare in modo dirompente nell’esposizione logica di un argomento e ampliarla/contestarla, con una visione altrettanto logica ma diversa.
Per entrare in sinergia con tutto questo è indispensabile aumentare il livello di responsabilità individuale che da sempre, nel quotidiano, indirizziamo verso la ‘’tenuta’’ di tutto quanto riguarda l’equilibrio della nostra importante vita, per ‘’agirlo’’ (mi perdonerete questo piccolo inciso di tipo psicologico, nel quale volutamente utilizzo la forma transitiva più appropriata del verbo ‘’agire’’…) in modo consapevole anche nell’ambito ‘’social’’.
Per farlo, armiamoci di santa pazienza e leggiamo.
Leggiamo e studiamo i nuovi termini di questa epoca ‘disruptive e assorbiamone i contenuti.
Studiamo le nuove possibilità che ci vengono offerte e valutiamone la funzionalità ‘’vera’’ nella nostra vita.
Interessiamoci sempre anche di quello che non ci riguarda direttamente: siamo calati in un contesto multiforme dove nessun accadimento costituisce un fatto isolato privo di ricadute per il mondo intero.
Eh sì, esiste la globalizzazione e chi la ‘’rifiuta’’ tentando di salvare un mondo che non esiste più, non pone nessun valido interrogativo a questa indagine conoscitiva della realtà.
Più probabile che sia alla ricerca di giustificazioni circa il suo non voler fare niente altro che gongolarsi nella sua personale illusione (dal sapore stantio) di eterna fissità e immutabilità delle sue convinzioni (o privilegi), dalla quale però ben presto, la realtà e nessun altro, interverrà per disilluderlo.
Intervento di Claudia dott.ssa RADI, Commercialista e Giurista