di Francesco Domenico ATTISANO
Premessa
Quando si parla di sostenibilità e di finanza sostenibile, non bisogna erroneamente fermarsi al tema dell’ambiente, al climate change, al carbon neutral, al solo green. Stesso dicasi, quando parliamo di ESG. La E di environment è importantissima ma lo sono altrettanto la G (governance) e la S (Social).
È, infatti, ormai riconosciuto che le imprese devono mostrare rispetto per i diritti umani come previsto dai principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani (UNGP).
L’Unione Europea fortunatamente ha ben chiaro il concetto, in quanto i tre temi vanno affrontati a tutto tondo, in maniera interconnessa. In ragione di ciò, per garantire l’efficacia della strategia europea riguardo la finanza sostenibile, era indispensabile procedere con una definizione di una Tassonomia sociale, collegata e integrata a quella ambientale.
A conferma di ciò, lo scorso 28 febbraio, a valle di una consultazione su una bozza di relazione dell’estate 2021, la Platform on Sustainable Finance, PSF(1) ha pubblicato il report finale sull’estensione della tassonomia dell’UE esistente per includere una tassonomia sociale(2).
La Commissione europea, difatti, aveva chiesto alla PSF di fornire suggerimenti sull’opportunità di estendere e allargare la tassonomia dell’UE alle questioni sociali e, in caso positivo, con quali modalità.
Il report finale del gruppo di esperti non dettaglia tecnicamente tutto, ma è ovvio anche questo. La PSF ha suggerito alla Commissione una cornice d’inquadramento, finalizzata alla creazione di una tassonomia sociale, al fine di valutare i pro ei contro dei diversi tipi di tecnicismi e focus. Adesso, la palla è passata alla Commissione, che dovrà decidere come far tesoro della relazione della PSF.
Scopo di una tassonomia sociale
Lo scopo di una tassonomia sociale è definire chiaramente cosa equivale a un investimento sociale e quali attività contribuiscono in modo sostanziale al raggiungimento degli obiettivi sociali in modo che il capitale privato possa essere guidato verso attività di valore sociale, allo stesso modo in cui la tassonomia green esistente fornisce una cornice di riferimento per valutare se una particolare attività è ecosostenibile.
È uno strumento per aiutare gli investitori e i consumatori finali a compiere scelte più consapevoli, sulla base di maggiori informazioni e trasparenza.
Lo sviluppo di una tassonomia sociale è anche uno step prodromico per promuovere il rispetto dei diritti umani e migliori condizioni di lavoro.
Struttura suggerita dal PSF per una tassonomia sociale
La PSF-Platform on Sustainable Finance, visti i feedback ricevuti sulla sua bozza di relazione- report, che avevano destato molteplici preoccupazioni circa l’incremento dei costi amministrativi per le organizzazioni, nonché i molteplici impatti sulla governance(3), per le varie tipologie di organizzazione, ha cercato di allineare la struttura della tassonomia sociale suggerita con la tassonomia ambientale esistente.
Quindi la struttura della tassonomia sociale proposta implica:
- lo sviluppo di obiettivi sociali;
- la definizione di diverse tipologie di contributi sostanziali;
- criteri “non arrecare danno significativo” (“DNSH)”;
- garanzie minime.
La PSF, propone un’unica struttura con tre obiettivi principali:
- lavoro dignitoso (compresi i lavoratori della catena del valore, compresi quindi quelli della supply chain);
- standard di vita e benessere adeguati per gli utenti finali (i cittadini); il cd Citizen well-being (sicuro che sarà la buzzword dei prossimi anni);
- comunità e società inclusive e sostenibili.
Un esempio concreto per declinare gli obiettivi sociali
Ciascuno dei tre obiettivi principali dovrà essere integrato da diversi sotto-obiettivi, quali ad esempio:
- i sotto-obiettivi del lavoro dignitoso implicano il garantire che i livelli retributivi per i lavoratori siano definiti chiaramente e in maniera trasparente, che dovrebbero essere pagati stipendi adeguati che garantiscano una vita dignitosa, nonché svolgere una due diligence basata sul rischio, proprio per garantire il rispetto dei diritti umani e dei lavoratori (comprensivi di tutta la catena del valore dell’organizzazione- azienda);
- gli obiettivi secondari per standard di vita adeguati e benessere per gli utenti finali comprendono la garanzia di realizzare prodotti e servizi sani e sicuri, il miglioramento dell’accesso a alloggi e istruzione di buona qualità;
- gli obiettivi secondari per comunità e società inclusive e sostenibili includono il miglioramento dell’accesso ai sistemi di trasporto, telecomunicazioni, ai servizi finanziari e all’assistenza all’infanzia.
Il caso esemplificativo sopra citato dimostra che sarà necessario un ulteriore sforzo per fissare chiaramente i criteri per un contributo sostanziale delle organizzazioni aziendali per i diversi sotto-obiettivi.
Peraltro, come sottolinea il report del PSF, un’attività economica non avrà bisogno di dare un contributo sostanziale a tutti i sotto-obiettivi per qualificarsi come socialmente sostenibile; altrimenti sarebbe irrealistico.
In ogni caso, allo stesso tempo, dalla lettura della relazione finale, il PSF sottolinea che sarà importante tenere traccia delle prestazioni effettive di un’organizzazione in materia di diritti umani; difatti, non basta semplicemente verificare che abbiano preso un impegno o dispongano di una politica in materia di diritti umani – in linea con il nuovo regime di due diligence in materia di diritti umani proposto dall’UE dalla Commissione Europea.
Conclusioni
In conclusione, benché la relazione del PSF non sia vincolante per la Commissione Europea, risulta chiaro che sia stato avviato un percorso, con una chiara direttrice; pertanto non si tornerà indietro. Non è certo al momento, come il regolatore europeo si muoverà, ma è sicuro che l’obiettivo è rafforzare i diritti delle persone interessate direttamente e indirettamente dalle attività aziendali di tutte le organizzazioni.
Per approfondimenti, consultare i seguenti link e/o riferimenti:
(2) Platform on Sustainable Finance, Final Report on Social Taxonomy | February 2022
(3) La bozza prevedeva una struttura bidimensionale. Una dimensione orizzontale dei processi di attuazione dei diritti umani e una dimensione verticale dei prodotti e servizi per i bisogni umani.