Futuro-Resilienza

Il futuro è cambiato

31 agosto 2023

di Giorgio IRTINO

Il cambiamento resiliente è quello necessario per non soccombere nell’immediato futuro e si sviluppa in una linea temporale di continuità tra passato e presente: non è vera innovazione bensì tentativo di resistenza e di adattamento alla variabilità del contesto di riferimento.

Il cambiamento creativo o anticipante è una scommessa che si fa a prescindere dalla situazione attuale, proiettandosi in un futuro lontano che richiede discontinuità e innovazione disruptive:

  • ci vuole coraggio, visione, audacia per percorrere strade che non sono ancora tracciate.

Potrà sembrare un concetto strano e difficile da comprendere ma il modo di immaginare il futuro è molto cambiato negli ultimi anni, diciamo dall’inizio del nuovo millennio in avanti. I fattori che influiscono sulla visione del futuro sono principalmente tre:

  1. le dinamiche socio-economiche,
  2. l’innovazione tecnologica e
  3. la mentalità generazionale.

Queste variabili si sono trasformate profondamente nel tempo all’insegna di una crescente incertezza che ha gradualmente demolito tutti i punti di riferimento tradizionali, compreso il modo di percepire il futuro.

Come vedevamo il futuro prima

Lo scenario ante-2000 è stato caratterizzato da dinamiche socio-economiche in crescita, molto stabili e quindi facilmente prevedibili in termini di evoluzione; l’innovazione tecnologica viaggiava su cicli mediamente lunghi che lasciavano un tempo di maturazione adeguato alla diffusione su larga scala, allo sfruttamento commerciale, alla alfabetizzazione degli utilizzatori, al perfezionamento continuo finalizzato all’impiego ottimale. Le generazioni dei “Boomers” e dei “Gen-X” sono state quindi abituate a ragionare su dinamiche causa-effetto abbastanza certe, con bassi livelli di rischio e buone probabilità di successo.

Queste generazioni si sono potute permettere il lusso di pianificare le proprie carriere professionali, di creare aziende che hanno prosperato ininterrottamente per oltre quaranta anni, di generare occupazione e benessere, di mettere su famiglia comprando casa, sposandosi, facendo figli, in alcuni casi di costruire degli imperi economici partendo dal nulla. Per loro la visione del futuro era chiara, la strada da percorrere abbastanza diritta, gli incidenti di percorso superabili. Alla classica domanda (stupida) “dove ti vedi tra dieci anni” si poteva rispondere con una certa facilità!

Nell’era del boom economico l’investimento sul futuro sia su asset tangibili, come l’acquisto di macchinari o il finanziamento di nuove attività, sia su asset intangibili, come l’assunzione e la formazione di personale o lo sviluppo di know-how, aveva un tempo di ritorno molto lungo ma certo perché la visibilità sulle evoluzioni del mercato lo consentiva.

Come vediamo il fututo adesso

Lo scenario post-2000 è stato invece caratterizzato da dinamiche socio-economiche congiunturali con andamenti estremamente instabili (aggravati da eventi imprevisti di varia natura) e quindi tanto difficili da governare quanto impossibili da immaginare in termini di evoluzione; l’innovazione tecnologica è diventata velocissima e “disruptive” e lo sforzo per rincorrerla spesso ha deviato l’attenzione dalle finalità di applicazione e dalla fruizione diffusa. Le generazioni dei “Millennials” e dei “Gen-Z” si sono abituate a convivere con l’incertezza, con il rischio e con l’approccio per tentativi.

Queste generazioni sono state costrette a vivere alla giornata, senza certezze e senza prospettive, inseguendo i miti del lavoro flessibile, delle start-up che hanno una vita media di tre anni (salvo qualche rara eccezione che riesce a emergere e a fare il salto di qualità), nel migliore dei casi della fuga all’estero. Anche la vita personale ne ha risentito pesantemente, davanti alla difficoltà di costruirsi una famiglia i giovani hanno risposto con un approccio YOLO (You Only Live Once – si vive una volta sola) che li ha allontanati ancora di più dalle dinamiche ingovernabili di medio periodo per cercare un po’ di felicità alternativa qui e ora.

Nell’epoca della globalizzazione l’investimento deve avere un ritorno immediato altrimenti non si fa; le persone fuggono dalle aziende perché non trovano più stimoli (il fenomeno della great-resignation) e i giovani cercano invano opportunità che possano garantire un adeguato bilanciamento tra lavoro e vita personale.

L’imbroglio della resilienza

Dalle generazioni ante-2000 il futuro era dunque percepito come un prolungamento del passato e di fronte agli scenari turbolenti contemporanei l’atteggiamento è rimasto difensivo, perfettamente rappresentato dalla pratica della resilienza: si resiste aspettando che la tempesta passi e tutto ritorni come prima. Questa totale assenza di visione prospettica purtroppo è stata assorbita anche dalle generazioni post-2000 che hanno riposto tutte le loro speranze sui principi della sostenibilità che, seppur nobili, rischiano di alimentare quella voglia di ritorno al passato che non giova allo sviluppo di un futuro diverso e migliore.

Per fronteggiare degnamente le incognite del futuro, bisogna invece uscire dal loop della resilienza e coltivare le pratiche dell’immaginazione e della creatività, incanalandole in un metodo di pensiero strategico anticipativo che può essere declinato sia nell’ambito personale (game-changing mindset) che in quello professionale (strategic foresight). Ci vuole un po’ di coraggio per abbandonare definitivamente quel poco che resta di una comfort-zone caduta ormai a pezzi e per proiettarsi verso il domani sconosciuto, ma cosa abbiamo da perdere?

È inutile logorarsi per mantenere lo stato delle cose, andando contro la loro naturale evoluzione; abbandonare il campo magari vuol dire ammettere la sconfitta ma se questo ci consente di ripartire da capo allora può essere l’inizio di una nuova avventura.

Il futuro delle aziende

Le aziende longeve per inerzia sono ormai un retaggio del passato, quelle che vogliono seriamente pensare e attuare delle strategie di sviluppo competitivo nel lungo termine devono immaginare come sarà il mondo tra dieci anni e come loro vorranno essere posizionate in quel mondo, in quel mercato. Poi tra gli scenari di futuro possibili/probabili devono scegliere quelli più desiderati e cominciare subito a lavorare per avvicinarcisi; e nel frattempo devono essere pronte ad accelerare (o a cambiare drasticamente rotta) perché in ogni momento potrebbe verificarsi un evento imprevisto che costringe ad anticipare o a rimettere tutto in discussione.

Le aziende che non riusciranno a cavalcare l’onda tecnologica saranno escluse dal mercato, le aziende che non dimostreranno orientamento al progresso non avranno più accesso al credito finanziario: chi presterebbe dei soldi a un’azienda che nel giro di tre anni potrebbe andare in default? Soltanto quindici anni fa le banche valutavano la solvibilità con il merito creditizio di Basilea2, oggi lo valutano con il rating di sostenibilità ma da domani lo valuteranno con l’indice di trasformazione, ovvero la capacità di adattamento ai mutamenti repentini degli scenari socio-economici. Quindi è meglio che le aziende comincino a esplorare questa rivoluzionaria frontiera del modo di intendere e di praticare il business.

La vera sfida non è quella di prevedere scenari futuri sicuramente realizzabili ma quella di essere preparati nel caso che si verifichi qualcosa di simile (ciò che conta è l’elasticità mentale con cui sapremo affrontare le novità). Spetta a noi decidere se vogliamo essere semplici osservatori passivi, correndo il rischio di subire futuri imprevisti o indesiderati oppure, esploratori attivi, capaci di immaginare e anticipare i futuri a noi più congeniali e graditi o quanto meno in grado di cogliere quei segnali di cambiamento in funzione dei quali, pur non potendovi influire direttamente, possiamo almeno elaborare le strategie per prepararci e adattarci nel modo meno traumatico possibile a ciò che verrà.

E non è poco!

Intervento di Giorgio IRTINO  – Consulente, Temporary-Manager e Ricercatore in modelli organizzativi, tecnologie innovative, sostenibilità e compliance c/o METEC snc



Lascia un Commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono segnati con *