di Francesco Domenico ATTISANO
Corruption Risk Management. Il Piano Nazionale Anticorruzione 2019 – 2021: Le indicazioni metodologiche per la gestione dei rischi corruttivi
Con delibera n. 1064 del 13 novembre(1) scorso, l’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) ha approvato il nuovo Piano nazionale anticorruzione (PNA) 2019- 2021. L’ANAC, concentrando la propria attenzione sulle indicazioni relative alla parte generale ha deciso di rivedere e consolidare in un unico atto di indirizzo tutte le indicazioni fornite fino ad oggi, integrandole con gli orientamenti maturati nel corso del tempo e oggetto di appositi atti regolatori.
L’intendimento dell’Autorità è proprio quello di agevolare il lavoro delle amministrazioni (per le quali era già stata introdotta, durante l’estate scorsa, un’apposita piattaforma informatica per la lettura e l’analisi dei Piani triennali di prevenzione della corruzione), tenute a recepire nei loro piani anticorruzione le indicazioni contenute nel PNA. Facilitare le amministrazioni significa aver messo a disposizione uno strumento di lavoro friendly che consentirà di sviluppare e attuare le misure di prevenzione della corruzione in maniera più semplice.
L’obiettivo praticamente è ottimizzare e razionalizzare l’organizzazione e l’attività delle amministrazioni, per il perseguimento dei propri fini istituzionali secondo i principi delle 3 E (efficacia, efficienza ed economicità).
L’Autorità con il nuovo piano ha ribadito ulteriormente il concetto di corruzione, delineato nella L.190/2012(2), che sta alla base di tutte le misure di prevenzione, confermando che la stessa va in intesa in senso lato, ovvero allargato, configurandosi tutte le volte che si manifestano “situazioni, condizioni, organizzative ed individuali – riconducibili anche a forme di cattiva amministrazione – che potrebbero essere prodromiche ovvero costituire un ambiente favorevole alla commissione di fatti corruttivi in senso proprio”.
Peraltro, il PNA costituisce atto di indirizzo per le amministrazioni, ai fini dell’adozione dei loro piani. In quest’ottica, a parere di chi scrive, l’elemento sicuramente innovativo del Piano è l’allegato 1(1) al medesimo, ovvero una puntuale metodologia per la gestione dei rischi corruttivi. Questo documento non è banale, in quanto:
- non tutti i Responsabili della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza (RPCT) sono esperti di risk management o addirittura di corruption risk management; inoltre,
- non tutte le amministrazioni al loro interno hanno strutture di internal audit o risk management che sono in grado facilitare l’implementazione del processo di gestione del rischio e competenti nel promuovere la cultura del rischio e del controllo interno.
In tal senso, l’ANAC precisa che: “Il processo di gestione del rischio si sviluppa secondo una logica sequenziale e ciclica che ne favorisce il continuo miglioramento”.
La responsabilità di valutare e gestire il rischio di corruzione è di competenza delle amministrazioni, secondo la metodologia che prevede:
- L’analisi di contesto (interno ed esterno), che ha come obiettivi quello di mettere in evidenza le caratteristiche sociali, culturali ed economiche dell’ambiente in cui opera l’amministrazione e nel contempo il settore/ comparto in cui opera l’organizzazione (attraverso l’analisi della propria struttura organizzativa e la mappatura dei processi), nonché il sistema di relazioni esistenti con gli stakeholder di riferimento. Operativamente, l’analisi del contesto esterno si sostanzia nell’acquisizione dei dati e delle informazioni rilevanti (dati economici, dati giudiziari, nonché informazioni sulla percezione del fenomeno corruttivo da parte degli stakeholders) e nell’interpretazione degli stessi per rilevare il rischio corruttivo. L’analisi del contesto interno richiede in primis una selezione delle informazioni e dei dati funzionali all’individuazione delle caratteristiche organizzative dell’amministrazione che possono influenzare il profilo di rischio dell’amministrazione; dopodiché, la parte principale dell’analisi deve focalizzarsi sulla individuazione e disamina dei processi organizzativi per mappare tutte le attività svolte dall’amministrazione. L’ANAC specifica che la mappatura dei processi è “un requisito indispensabile per la formulazione di adeguate misure di prevenzione e incide sulla qualità complessiva della gestione del rischio”.
- Il risk assessment, che inizia con l’identificazione degli eventi rischiosi, ovvero l’individuazione dei comportamenti o fatti che possono concretizzarsi nell’ambito dei processi dell’amministrazione, sfociando in fenomeni di mala administration; a valle della risk identification, si procede con la risk analysis per individuare i fattori abilitanti dei fenomeni corruttivi e priorizzarli. L’obiettivo finale di questa seconda fase è la stima del livello di esposizione dei processi dell’organizzazione e delle relative attività di rischio. Una volta individuati e analizzati i rischi, l’ANAC – richiamando la UNI ISO 31000:2010 Gestione del rischio – esplicita la necessità di procedere alla ponderazione dei rischi; in pratica, si tratta di definire le azioni da attivare per ridurre l’esposizione al rischio e di priorizzare i rischi (risk evaluation), in quanto bisogna concentrare l’attenzione sui processi o attività maggiormente a rischio, per evitare la successiva implementazione di ridondanti controlli, nonché l’ingessatura dell’organizzazione. A tal fine, l’ANAC suggerisce di tradurre i criteri di valutazione dell’esposizione al rischio in KRI (key risk indicator), fornendo anche degli esempi, in grado di dare delle indicazioni sul livello di esposizione al rischio del processo o di talune attività.
- Il risk treatment, ovvero il sub processo finalizzato all’identificazione e programmazione delle misure di prevenzione dei rischi; pertanto sulla base delle priorità dei rischi andranno definite le più opportune iniziative e azioni preventive e/o correttive per mitigare il rischio di fenomeni corruttivi. Su questo punto, le indicazioni metodologiche di ANAC sono chiare nella distinzione tra misure generali (trasversali sull’intera organizzazione) e quelle specifiche (che impattano direttamente sui processi maggiormente a rischio ovvero su potenziali criticità e rischi specifici individuati nella fase dell’assessment). Come specificato dall’Autorità, le misure di trattamento dei rischi vanno programmate adeguatamente e operativamente, pertanto vanno individuate, quantomeno, le fasi e le modalità attuative della misura del trattamento, le tempistiche di attuazione, le responsabilità delle strutture che devono attuare la misura, nonché degli indicatori di monitoraggio (quest’ultimi finalizzati al miglioramento e a fungere da correttivo per la concreta e sostanziale attuazione delle misure di trattamento). Su questo aspetto, l’ANAC ribadisce che le misure vanno descritte dettagliatamente, proprio per far emergere l’obiettivo che l’amministrazione intende perseguire, nonché le modalità con cui l’azione verrà attuata per incidere sui fattori di rischio corruttivo.
- Il monitoraggio e il riesame. Tali sub processi sono finalizzati a verificare l’attuazione e l’adeguatezza delle misure di prevenzione, oltre alla valutazione del complessivo funzionamento del processo; tutto ciò in ottica di progressiva crescita e miglioramento del sistema di gestione del rischio corruttivo. In pratica, il monitoraggio consiste nella conduzione di un follow-up strutturato, che ovviamente va pianificato e documentato in un piano, indicando i processi e/o specifiche attività da sottoporre a monitoraggio, la periodicità dei controlli/ verifiche e le modalità di svolgimento. ANAC specifica, inoltre, che le risultanze del monitoraggio sulle misure di prevenzione “costituiscono il presupposto della definizione del successivo Piano Triennale di Prevenzione alla Corruzione e Trasparenza (PTPCT)”. Il riesame periodico, da svolgersi almeno una volta l’anno, risulta essere un momento fondamentale di confronto e dialogo tra i soggetti coinvolti nella programmazione dell’amministrazione per revisionare e riesaminare gli step principali del sistema anti corrutivo implementato, al fine di modificarlo, integrarlo e potenziarlo.
- La consultazione e comunicazione sono sub processi trasversali che s’intrecciano e agiscono con gli altri sub processi del sistema di gestione del rischio. ANAC distingue le attività di coinvolgimento dei soggetti interni (personale dell’organizzazione, organo politico) ed esterni (cittadini, associazioni, enti e istituzioni del territorio di riferimento) e le attività di comunicazione (sia all’interno che all’esterno) delle iniziative e azioni intraprese e da avviare, dei compiti e delle responsabilità di ciascuno, nonché dei risultati attesi.
Si ritiene che individuare le tipologie di rischio corruttivo, valutare il loro impatto all’interno e all’esterno dell’amministrazione, stimare la probabilità degli eventi è un esercizio continuo sia culturale che metodologico. La gestione del rischio corruttivo richiede, infatti:
- una chiara visione degli obiettivi strategici dell’organizzazione,
- una precisa conoscenza del modello organizzativo e dei processi di lavoro,
- la capacità di combinare il rispetto delle norme di legge ed etiche con gli effetti economici- finanziari, di servizio per la collettività, di trasparenza e di immagine delle amministrazioni.
Inoltre, il rafforzamento dell’integrazione del risk management con i processi pianificazione strategica e programmazione – controllo delle amministrazioni, nonché una reale ed esplicita correlazione con i piani delle performance (collegando gli obiettivi anti corruzione e trasparenza con gli obiettivi di performance organizzativa e individuali) può senza ombra di dubbio facilitare la prevenzione della corruzione da parte delle amministrazioni e in generale migliorare la vita di tutti i cittadini.
Infine, mi piace chiudere questo breve articolo invitando i lettori a riflettere col testo del tweet di Papa Francesco, del 9 dicembre scorso, in occasione della Giornata Internazionale contro la Corruzione:
“La corruzione avvilisce la dignità della persona e frantuma tutti gli ideali buoni e belli“…”Tutta la società è chiamata a impegnarsi concretamente per contrastare il cancro della corruzione che, con l’illusione di guadagni rapidi e facili, in realtà impoverisce tutti“.
Per approfondimenti, consultare i seguenti link e/o riferimenti:
(1) Delibera 1064 del 13 novembre 2019 – ANAC
(1) Allegato 1 indicazioni metodologiche per la gestione dei rischi corruttivi – ANAC
(1) Allegato 2 La rotazione “ordinaria” del personale – ANAC
(1) Allegato 3 Ruolo e sulle funzioni del Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza (RPCT) – ANAC
(2) Legge 190/2012 – Prevenzione e repressione della corruzione e dell’illegalità nella PA