Perché cambiare
Le recenti stime sulla sempre minor disponibilità di risorse naturali e sugli attesi circa 3 miliardi di nuovi consumatori entro il 2030, spingeranno la domanda di beni e servizi a livelli mai registrati fino ad ora, comportando, altresì, un notevole incremento dei costi di approvvigionamento e conseguente riduzione dei ricavi.
A ciò si aggiunga che l’utilizzo delle risorse naturali, quali biomasse, combustibili fossili e minerali che forniscono le basi per la maggior parte di beni, servizi ed infrastrutture che compongono buona parte dei nostri attuali sistemi socio-economici, costituisce una delle principali cause della perdita di biodiversità, delle emissioni di gas serra e dei cambiamenti climatici.
Per tutte queste ragioni, risulta di fondamentale importanza adottare nuovi modelli di business che garantiscano il “disaccoppiamento” tra benessere economico ed uso delle risorse naturali, onde consentire al primo di crescere indipendentemente dalle seconde.
In questo panorama, è ormai diffusamente riconosciuto che l’economia circolare costituisce un importante mezzo per conseguire tale scopo, mirando essa a minimizzare gli scarti e l’inquinamento attraverso un design ed una progettazione di prodotti, processi e servizi, finalizzata a mantenere il valore delle risorse il più a lungo possibile ed a rigenerare i sistemi naturali.
La costante crescita del livello di attenzione da parte di tutti gli attori socio-economici, nei confronti delle sfide della sostenibilità, culminata con l’emanazione dell’Agenda 2030, costituisce un’ulteriore stimolo per le aziende a reindirizzare radicalmente i tradizionali modelli di produzione e consumo lineari, incentrati sul “take-make-dispose”, verso nuovi paradigmi circolari, in cui gli scarti vengono reintrodotti nei cicli produttivi consentendo la chiusura del cerchio.
La logica sottesa alla opportunità di adottare modelli di business circolari potrebbe essere sintetizzata in questo semplice concetto:
Considerato lo sforzo che viene compiuto per estrarre risorse dalla natura e per trasformarle in prodotti o servizi dotati di valore economico, non ha alcun senso utilizzarle solo una volta o, comunque, farne un uso limitato nel tempo, ma occorre utilizzarle più volte possibili in cicli chiusi.
Se si utilizza più volte il valore contenuto nelle risorse, si riducono la pressione sulle materie prime vergini e l’impatto ambientale complessivo.
Quali effetti produce la transizione sulle diverse fasi dei processi produttivi
Raggiungere tale scopo attraverso l’adozione del modello circolare, determina implicazioni significative su tutte le fasi dei cicli produttivi, costringendo le imprese a porsi in una prospettiva differente rispetto a tutte le fasi del ciclo di vita dei prodotti e dei servizi.
In particolare:
- Sulla fase di progettazione: Il design di un prodotto è considerato cruciale perché determina l’80% degli impatti ambientali nel corso del suo ciclo di vita. Le decisioni assunte durante la progettazione iniziale su materiali, requisiti energetici, riciclabilità e longevità, influiscono sulle prestazioni ambientali di tutte le fasi successive. Progettare oltre la “prima vita” significa, quindi, concepire i prodotti affinché siano più duraturi (contrastando l’obsolescenza programmata), più facilmente riparabili ed agevolmente separabili nelle diverse parti, per poterne riciclare il maggior numero di componenti a fine vita. Ciò consente di ridurre l’utilizzo di materia e di migliorarne la re-immissione nei processi di produzione.
- Sulla fase di approvvigionamento: Il primo passo verso la circolarità muove proprio dal rendere più efficiente la fase di logistica in ingresso, ripensando le materie prime utilizzabili nel processo produttivo e preferendo quelle rinnovabili e riciclate.
- Sulla fase di produzione: L’approccio circolare richiede l’implementazione di tecnologie pulite, il ricorso a fonti rinnovabili, l’efficientamento dei processi. Ciò rende spesso necessario anche il ridisegno degli spazi e l’ampliamento delle volumetrie interne delle aziende al fine di consentire forme di simbiosi industriale e di networking.
- Sulla fase di distribuzione: La distribuzione svolge un ruolo cruciale nel favorire la circolarità. Per tale motivo, risulta fondamentale agire sull’efficientamento del sistema di consegna dei prodotti finiti, ridisegnando i flussi ed ottimizzando i percorsi. Si pensi, ad esempio, alla reverse logistic ed al take back al fine di ritirare i prodotti a fine vita o in prossimità della loro scadenza.
- Sulla fase di vendita e post vendita: L’utilizzo sostenibile di un prodotto da parte del consumatore finale richiede che lo stesso sia informato, responsabilizzato, coinvolto ed assistito con indicazioni precise sulle corrette modalità d’uso e di smaltimento dei prodotti. La gestione del fine vita utile rappresenta un momento chiave per ridurre l’impronta ambientale che, per alcune tipologie di prodotti, vedono proprio nell’utilizzo la fase più impattante. Risulterà, quindi, necessario far percepire al consumatore il valore aggiunto della circolarità, persuaderlo a contribuire al successo dei prodotti che possono implementarla attraverso le sue scelte di consumo, accrescerne la consapevolezza relativamente all’importanza del suo ruolo ed alle conseguenze dei suoi comportamenti in termini di supporto alla concreta realizzazione della circolarità e dei connessi vantaggi ambientali, chiarirgli le modalità da seguire per poter dare un contributo reale nell’acquisto, utilizzo, mantenimento, eventuale rigenerazione e gestione del fine vita del prodotto e del suo imballaggio, in modo da rendere possibili nuove vite.
Di quali risorse necessitano i modelli di business circolari
Il processo di trasformazione verso l’adozione di modelli di business circolari richiederà, altresì, alle imprese l’acquisizione di particolari risorse che vanno ad aggiungersi a quelle già tipiche delle attività imprenditoriali “lineari”.
In particolare:
- Sarà necessario disporre di personale con capacità e competenze all’altezza delle complesse sfide dell’economia circolare onde poterne gestire le molteplici implicazioni sulle attività dell’azienda, siano esse di natura tecnica, gestionale, organizzativa, normativa e/o relazionale. Ciò si tradurrà nell’acquisire e sviluppare competenze e know-how commisurati alle esigenze di trasformazione dei processi. Aumentando la tipologia dei “nuovi materiali circolari”, si dovranno sviluppare ulteriori conoscenze tecniche, ad esempio, per verificarne la composizione e la provenienza, anche avvalendosi di forme di tracciabilità quali certificazioni e product passport.
- Oltre a risorse umane competenti, sarà necessario disporre di forti doti di leadership e di notevoli capacità di pianificazione di lungo termine per convertire le strategie aziendali alla circolarità, per incidere costantemente sui processi decisionali, per supportare il processo di transizione, per definire gli obiettivi di miglioramento, per assegnare le risorse adeguate allo scopo, per motivare ed incentivare il contributo di tutto il personale.
- In terzo luogo, sarà importante il ricorso a risorse metodologiche e strumentali che consentano di utilizzare metodi scientificamente fondati, strumenti di orientamento e di supporto alle decisioni e tools operativi, al fine di poter, anche preventivamente, valutare la reale efficacia e la praticabilità di una soluzione e renderla fruibile in futuro.
- Sarà inoltre necessario attivare collaborazioni e partnership sia all’interno che all’esterno delle organizzazioni. Il perseguimento della circolarità impone la mobilitazione di competenze molto diversificate tra loro, tecniche, operative, legali, gestionali ed economiche. Ciò rende importante lo sviluppo e l’interazione di differenti capacità di linguaggio, onde consentire che esse interagiscano in logica cooperativa. Attivare processi di networking risulterà altrettanto fondamentale al fine di migliorare ed intensificare la comunicazione nella filiera, consolidare i rapporti attraverso reti relazionali e cooperative stabili ed attuare forme di partnership anche con attori esterni, quali, ad esempio, consorzi, associazioni, reti di impresa, università, istituti di ricerca e laboratori scientifici.
- Infine, non potrà essere trascurata l’attenzione alle risorse tecnologiche e informatiche, necessarie e funzionali a supportare il percorso evolutivo verso la circolarità ed a migliorare ed implementare un’efficace attivazione di risorse cooperative. Si pensi, ad esempio, ai tools di autovalutazione e di misurazione, ai software di progettazione, alle piattaforme web.
Intervento di Alberto MORIANI, Avvocato – Compliance Manager – Consulente in strategie circolari e sostenibilità e Socio di Assocompliance
Per approfondimenti, consultare i seguenti link e/o riferimenti: