di Giovanni COSTA
Più che ipotizzare specifici profili d’imprenditore, che difficilmente potrebbero essere rappresentativi e significativi, è utile concentrarsi sulla funzione imprenditoriale in genere e rispondere alla domanda: «come evolvere questa funzione nel prossimo quarto di secolo?».
Probabilmente sarà animata da una varietà di soggetti che svolgeranno ruoli diversi ma accomunati dalla tensione innovativa e dal rifiuto di derive burocratiche.
L’«animal spirit» si alimenterà come nel passato di visione e determinazione così da poter assicurare un «addensamento» di capitali, di saperi e di energia realizzativa attorno a una o più idee di business.
La consistenza e la varietà interna di questo addensamento faranno la differenza e si misureranno con contesti settoriali, territoriali e tecnologici i cui confini appariranno sempre più mobili e permeabili. Che chiederanno l’intervento dell’imprenditore per essere attivati, fissati e trasformati in vantaggi competitivi.
Ci saranno più opportunità per coltivare e incentivare una biodiversità imprenditoriale e per riconfigurare i modelli già noti di impresa: piccola o grande, padronale o manageriale, manifatturiera o terziaria, veneta o multi localizzata, profit o benefit e via elencando. Ma anche per varare forme ancora ignote e nuove combinazioni di quelle note. La biodiversità consentirà di contrastare gli eccessi di specializzazione e alimenterà nuovi percorsi evolutivi. Le aziende e i loro modelli di business avranno una vita più breve e l’imprenditore dovrà aumentare la capacità e la velocità di ricombinare gli asset materiali e immateriali entro le filiere di produzione e di consumo. Aziende più giovani, che non faranno in tempo a invecchiare, rimpiazzeranno le aziende del passato con cicli di vita pluridecennali e intergenerazionali. Questo consentirà l’emergere di imprenditori seriali a «specialità limitata», cioè attivi in più settori e in più business nello stesso momento o in momenti diversi della loro vita.
- Lo si vede già in alcuni grandi attori da Elon Musk (auto elettrica, IA, reti satellitari, turismo spaziale e, ora, politica) a Jeff Bezos (editoria, e-commerce, cloud computing, catene alimentari, streaming, credito e altro).
- Lo si vede anche nel Nord Est dove cominciano ad affermarsi alcuni imprenditori che aprono e consolidano aziende in rapida successione. Qualcuno giovane o meno giovane con il supporto di idonea partnership finanziaria (esogena o endogena) ripercorre su scala ridotta, ma non meno eclatante, la strada di Musk o di Bezos. Spazia così dalle infrastrutture per la mobilità all’alta finanza, dalla consulenza all’editoria, dall’high tech alla rigenerazione della manifattura tradizionale. Senza trionfalismi, senza esibizioni narcisistiche.
Lo scenario al 2050 si presenta come dominato da evoluzioni tecnologiche sempre più pervasive e invasive che richiedono investimenti miliardari in piattaforme totalizzanti. Il tasso di cambiamento eccede la capacità della specie umana di metabolizzarlo. In questo turbinio potrebbero riaffiorare vecchie, se non antiche, forme di innovazione. Imprese sulle frontiere tecnologiche potranno convivere con le innovazioni che qualcuno ha definito «frugali». Tipologia proposta dapprima ai Paesi emergenti e in seguito estesa a realtà più mature. L’innovazione frugale produce ricchezza combinando, con ritmo più lento, risorse a costo limitato e a basso assorbimento di capitale. Non come virtù imposta dalla necessità ma come scelta deliberata e volta a creare un’alternativa all’eccesso di innovazioni. Eccesso che pianifica la perdita di valore (obsolescenza), brucia capitali, esperienze, (a volte) vite umane, in una rincorsa senza fine e senza un fine, in bilico tra il mito di Ulisse e la condanna di Sisifo.
Intervento di Giovanni COSTA, Professore Emerito di Strategia d’impresa e Organizzazione aziendale all’Università di Padova. Ha svolto attività di consulenza direzionale e ricoperto ruoli di governance in gruppi industriali e bancari. (www.giovannicosta.it)
Pubblichiamo questo articolo per gentile concessione dell’Autore. Fonte, Corriere del Veneto dorso regionale del Corriere della Sera del 18-11-2024)