di Emmanuele DI FENZA
Quale è la chiave per una società perfetta? Basta che ognuno faccia il proprio dovere…
Giovanni Falcone indicava così, nella capacità di svolgere il proprio dovere la strada, apparentemente semplice, per perseguire l’utopia di una società perfetta:
“Perché una società vada bene, si muova nel progresso, nell’esaltazione dei valori della famiglia, dello spirito, del bene, dell’amicizia, perché prosperi senza contrasti tra i vari consociati, per avviarsi serena nel cammino verso un domani migliore, basta che ognuno faccia il proprio dovere“.
Trovo in tal senso utile esplorare alcune riflessioni su due rilevanti relazioni che interessano coloro che operano in aziende complesse.
La prima riguarda la relazione esistente tra l’interesse personale e l’interesse aziendale, la seconda riguarda la relazione esistente tra i servizi ricevuti dai colleghi e i servizi resi ai colleghi.
Tralasciando le fondamentali valutazioni sui principi di legalità, la sola ipotesi di poter perseguire un interesse personale in contrasto con l’interesse aziendale evidenzia, a mio giudizio, una caratteristica di natura sostanzialmente autolesionistica a prescindere dagli ipotetici vantaggi pratici conseguibili.
Saper coniugare al meglio l’interesse personale e l’interesse aziendale rappresenta, viceversa, un indubbio indicatore di prestazione vincente. Sempre dal mio punto di vista la maggiore attenzione dedicata ai servizi da ricevere dai colleghi rispetto ai servizi da rendere ai colleghi evidenzia invece una sostanziale inadeguatezza al gioco di squadra. Il fatto poi, di mettere molte persone nelle condizioni di ricevere valori aggiunti da tanti altri colleghi che operano con profondo spirito di servizio, rappresenta senza dubbio un risultato aziendale di valore inestimabile.
Dopo anni di esperienza sul campo ritengo queste riflessioni fondamentali e per niente banali, oggettivi ed inequivocabili strumenti di distinzione tra persone in ogni caso veramente vincenti, appartenenti a grandi aziende e persone che solo apparentemente possono risultare vincenti, ma che sono sostanzialmente sole e che rischiano di perdere più grandi opportunità.
La più grande è sicuramente quella di fare bene il proprio dovere, ruolo fondamentale per i singoli affinché “una società vada bene, si muova nel progresso, nell’esaltazione dei valori della famiglia, dello spirito, del bene, dell’amicizia, perché prosperi senza contrasti tra i vari consociati e per avviarsi serena nel cammino verso un domani migliore“.
Intervento di Emmanuele DI FENZA, Group Head of Financial Crime Customer Investigations Intesa Sanpaolo
Fulvio Berghella Replica
Sono riflessioni piene di saggezza. La semplicità è spesso trascurata, come se fosse un tratto debole, invece è una qualità straordinaria di chi ha cultura, personalità, rispetto degli altri e sa ascoltare. Fare, fare semplicemente il proprio dovere, renderebbe tutti più egregi.
Condivido l’analisi e il messaggio di Emmanuele.
Fabio Nerozzi Replica
Bellissime parole. Chi, come me, ha la fortuna di conoscere personalmente Emmanuele vede nelle sue parole la sua foto. Emmanuele è così. Un grande Manager che mette sempre a disposizione dei Colleghi le proprie competenze, dando molto, molto di più di quello che riceve. Un Uomo che non esita a spendersi per proteggere i Colleghi. Una Persona che, con il suo esempio, induce gli altri a fare bene il proprio dovere.
Domenico Replica
Trovo molto pertinente l’intervento del dr Di Fenza che condivido pienamente. D’altro canto, da un uomo come lui, veramente intriso da una vera cultura del “collaborare” e dell’operare secondo coscienza e professionalità, a cui si aggiunge la vasta esperienza pluridecennale acquisita sul campo, non ci si poteva aspettare nulla di meno.
Complimenti dr. Emmanuele Di Fenza!