La comunicazione fra gli addetti ai lavori e la società civile è fondamentale per comprendersi e non accoccarsi sulle proprie posizioni ma trovare i punti di incontro su cui costruire i progetti. Questo è vero in tutti i settori ma vale ancora di più nel campo dell’Economia Circolare.
Il Piano d’Azione del Parlamento europeo impone di raggiungere, entro il 2050, un’economia sostenibile e completamente circolare. Occorre coordinare le competenze tecniche, sociali ed economiche affinché si possa rispondere in modo corretto ad ogni domanda – di tipo politico o di sfida tecnologica – proveniente dal Governo, dalle imprese e dalla società civile e mantenere uno sguardo su tutte le possibilità di collaborazione.
Usare le parole con il loro corretto significato diventa fondamentale non solo per evitare malintesi ma soprattutto per non perdere tempo. Da qui nasce l’idea di questo breve vocabolario dell’Economia Circolare.
A | Aumentare l’uso efficiente delle risorse
Dato lo sforzo compiuto per estrarre risorse dalla natura e trasformarle in prodotti e/o servizi, non ha alcun senso utilizzarle solo una volta o, comunque, farne un uso limitato nel tempo.
Aumentare l’uso efficiente delle risorse significa utilizzarle più volte possibile in cicli chiusi. Così facendo, si riducono la pressione sulle materie prima vergini e gli impatti ambientali complessivi.
B | Business model innovativi
Un modello di business rappresenta un insieme di decisioni strategiche che stabiliscono in che modo le aziende creano, trasferiscono ed acquisiscono valore attraverso le proprie attività e le relazioni con i propri stakeholder.
Definire il proprio business model rappresenta, quindi, una priorità strategica per ogni impresa. E farlo in modo circolare, significa adottare nuove tecnologie e nuove competenze aggiungendo alle peculiari attività imprenditoriali, le azioni tipiche dell’economia circolare, tra le quali, la reverse logistic, il riuso il remanufactoring, il re cycling.
Costituiscono alcuni esempi di modelli circolari:
- i modelli di business che si concentrano sull’utilizzo di energie e materie rinnovabili, dove i rifiuti organici sono convertiti in fonti di energia e materie prime per altre catene;
- i modelli basati su una prospettiva di sharing economy in cui le persone condividono beni ed asset, i prodotti sono progettati per durare più a lungo e la manutenzione si concentra sul riutilizzo dei prodotti e sul prolungamento della loro vita;
- i modelli basati sullo sviluppo tecnologico ed, in generale, sulle tecnologie finalizzate a ridurre gli scarti nei sistemi di produzione e lungo le supply chain;
- i modelli che utilizzano cicli biologici e tecnici al fine di chiudere i cicli e convertire gli scarti in risorse utili; nei cicli biologici, recuperando valore dai rifiuti organici, in quelli tecnici recuperando valore da prodotti post- consumo e da imballaggi attraverso attività di riparazione, riutilizzo, 2 rigenerazione e riciclaggio;
- i modelli focalizzati sui servizi (product service system) che sostituiscono i prodotti fisici con prodotti virtuali e dematerializzati che non passano di proprietà ai clienti, i quali pagano unicamente per il loro utilizzo.
C | Circular design
L’adozione di business models orientati all’economia circolare richiede un cambio di prospettiva da parte delle aziende.
L’integrazione dei principi dell’economia circolare deve iniziare necessariamente dalla fase di progettazione di un prodotto e servizio e da lì tracciare le direttive per le azioni necessarie ad attuare quello specifico design.
I materiali e le tecnologie di produzione, scelte nella fase di design, determinano, infatti, il tipo di impatti creati durante la life time del prodotto, l’energia che verrà consumata e la facilità con cui, prodotti o componenti, verranno riutilizzati attraverso diversi cicli di riuso e di riproduzione.
Il design circolare si basa, pertanto, sull’idea che i prodotti devono essere concepiti tenendo conto dei loro molteplici cicli di vita in cui la qualità del materiale sia mantenuta e gli sprechi siano evitati.
In tale ottica, un prodotto è considerato circolare quando è progettato per rimanere integro il più a lungo possibile, minimizzando le esternalità ambientali in tutte le operazioni volte a preservare o ripristinare il suo valore economico.
D | Decoupling (disaccoppiamento)
Secondo i dettami dell’economia lineare l’aumento del benessere e della produttività era direttamente proporzionale allo sfruttamento delle risorse naturali.
Ragionare in ottica circolare significa invertire tale tendenza, disaccoppiando crescita e benessere dallo sfruttamento delle risorse naturali affinché il primo cresca indipendentemente dalle seconde.
Il decoupling, pertanto, rappresenta un elemento essenziale nella transizione verso un futuro più sostenibile in quanto può portare sostanziali benefici sia sociali che ambientali, compresa la riparazione dei danni ambientali pregressi.
Il punto di partenza è aumentare l’uso efficiente delle risorse al fine di ottenere risultati migliori con meno input e meno impatti negativi.
A tal scopo, adottare modelli di business circolari costituisce, certamente, una delle principali azioni per contribuire al raggiungimento dei diversi livelli di disaccoppiamento, attraverso cicli di vita prolungati del prodotto, progettazione intelligente, riutilizzo, riciclaggio e rigenerazione.
E | Eco-efficacia ed eco-efficienza
Si definisce eco-efficienza la riduzione degli impatti ambientali negativi di processi
e prodotti, attuata attraverso procedimenti di downcycling tipo il riciclaggio.
Si parla, invece, di eco-efficacia quando dalla riduzione della quantità degli impatti negativi si passa all’incremento della quantità degli impatti positivi generati, al fine di ristabilire una relazione positiva tra le attività umane e l’ambiente.
L’obiettivo perseguito diviene pertanto quello di generare metabolismi ciclici, in grado di mantenere nel tempo il valore delle risorse, favorendone la sufficienza più che la loro gestione efficiente.
F | Fuoriuscite di valore (leakages)
Il modello ideale dell’economia circolare, consistente nella chiusura totale dei cicli produttivi, non riflette la realtà odierna del sistema produttivo di consumo e, soprattutto, di recupero e valorizzazione degli scarti.
In ogni fase del modello circolare, infatti, vengono ancora oggi prodotte rilevanti quantità di rifiuti e di scarti che rendono la situazione attuale ancora ben lontana dalla totale chiusura del ciclo ovvero dalla possibilità di riutilizzare, recuperare o riciclare tutto ciò che verrebbe scartato.
Assistiamo ancora ad un utilizzo consistente di materie prime, accompagnato da limitate le capacità di recupero.
Le cause che generano tali perdite di valore, in termini di mancata valorizzazione degli scarti, sono molteplici e possono dipendere, ad esempio:
- dalla scarsa o nulla conoscenza degli impatti ambientali causati da un prodotto che determina una sottovalutazione delle esternalità negative sulla collettività;
- da strategie aziendali fondate su target a brevissimo termine e non su obiettivi a più ampio raggio d’azione come può essere considerato quello di miglioramento delle performance ambientali;
- da barriere di mercato generate dal fatto che le imprese produttrici che inquinano di più sostengono costi fissi e variabili inferiori rispetto a quelle che investono in innovazione potendosi quindi, le prime, permettere di fissare prezzi più bassi per i propri prodotti rispetto alle seconde;
- da scarse attitudini culturali della leadership verso tematiche quali la sostenibilità e l’economia circolare;
- da barriere strutturali o normative che rallentano ed ostacolano il processo di transizione verso modelli di business circolari.
Quali che ne siano le ragioni, il risultato che si ottiene è che tutti i punti del circolo in cui non vi è chiusura (ovvero riuso, recupero o riciclo dei materiali) generano sprechi e perdite di efficienza attraverso la fuoriuscita dal sistema produttivo o di consumo di materiale potenzialmente ancora utile e valorizzabile (sia in termini tecnici che economici).
G | Gestione efficiente delle risorse
Gestire efficientemente le risorse, in termini generali, significa garantire la circolazione di prodotti, componenti e materiali al massimo livello di utilità costante nel tempo, sia nel ciclo tecnico, che in quello biologico.
Ciò implica:
- prediligere un design che consenta di estendere la vita di prodotti usandoli
più a lungo o in cicli di uso multipli mediante azioni di manutenzione, riparazione, riutilizzo, repurpose, refurbish, remanufacturing, refitting, rennovation, recycle, recovery, remine. Garantire una circolazione più lunga di componenti e materiali fa sì che questi possano continuare a svolgere un ruolo utile nell’economia o, comunque, essere reintrodotti nella biosfera come nutrienti, di modo che la loro decomposizione diventi un input di 5 valore per i cicli successivi; - creare ed ottimizzare valore ripensando a cosa possa essere considerato un rifiuto o una perdita di sistema e trovando per questo nuove potenzialità;
- ridurre costantemente l’uso di energia e migliorare l’efficienza energetica nei processi e dei prodotti;
- massimizzare l’efficienza, la produttività e l’intensità nell’uso delle risorse promuovendo uno spostamento verso la dematerializzazione e l’utilizzo di risorse rinnovabili, materie prime seconde e sottoprodotti;
- migliorare la capacità complessiva di upcycling attraverso un utilizzo che determini un incremento della qualità o del valore di un materiale, di una risorsa, di un prodotto o di un suo componente.
I | Innovare
Tra i principi cardine dei modelli di business circolari, promuovere l’innovazione significa richiedere ai manager di sperimentare nuove idee, nuovi metodi e di realizzarli attraverso processi di innovazione in diversi ambiti di azione come, ad esempio, le tecnologie, la gestione di una organizzazione, la natura e la composizione dei materiali, il design di prodotti.
Il rispetto di questo principio è fortemente supportato dalla capacità di cambiare e si basa sulla collaborazione tra diversi attori, internamente ed esternamente all’impresa.
L | Life Cycle Assessment
Il Life Cycle Assesment è un processo che permette di quantificare e valutare i carichi ambientali connessi ad un prodotto lungo il suo intero ciclo di vita.
Esso costituisce un fondamentale strumento strategico orientato all’efficienza nell’uso delle risorse, potendo esso essere impiegato non solo per misurare ex post gli impatti ambientali generati, ma anche e soprattutto nella valutazione preventiva della circolarità potenziale di un prodotto o servizio e, quindi, come risorsa metodologica e strumentale essenziale alle aziende per rilevare le possibili opportunità di economia circolare.
M | Misurare la circolarità
La misurazione della circolarità rappresenta un requisito imprescindibile per
l’attuazione del percorso di transizione da modelli di business lineari a circolari.
Misurare significa monitorare, attraverso indicatori quali-quantitativi, gli aspetti fisici ed economici dei sistemi al fine di acquisire informazioni utili ad identificare gli ambiti di miglioramento e stabilire eventuali nuove priorità.
Misurare la propria circolarità serve altresì ad un’impresa per comprendere quale tipo di approccio all’economia circolare essa abbia, per misurare le performance di circolarità di ciascuna fase dei suoi processi produttivi, per confrontare il proprio livello di circolarità rispetto a quello delle aziende concorrenti ed, infine, per monitorare i propri progressi di circolarità nel tempo.
I dati raccolti con la misurazione potranno essere anche usati come indicatori di performance per fornire informazioni utilizzabili in etichette di prodotto, oppure come strumenti di supporto a progettisti e designer allo scopo di migliorare le decisioni di progettazione.
N | Networking
La transizione verso modelli di business circolari richiede la mobilitazione di competenze molto diversificate e la necessità di far sì che tali competenze interagiscano in logica cooperativa.
A tal scopo, i manager dovranno incentivare una cultura ed un approccio collaborativo dentro e fuori l’impresa ed essere consapevoli di quanto i principi dell’economia circolare siano una componente fondamentale delle relazioni che vanno a comporre i network in cui essi operano.
Fare rete richiede responsabilità condivise all’interno dell’azienda, progetti trasversali alle diverse funzioni e capacità di dialogo sistemico tra linguaggi tecnici, operativi, legali, gestionali ed economici.
Creare network in ottica circolare, però, non significa soltanto cooperare con gli attori della propria filiera.
Data la complessità dei processi di trasformazione e l’incertezza che li caratterizza, molti casi aziendali evidenziano l’utilità di sviluppare partnership con altri soggetti detentori di know-how scientifico e tecnico quali, ad esempio, università, istituti di ricerca e laboratori che non sono solo fornitori di servizi, diventando, in molti casi, veri e propri partner di progetti comuni.
O | Ottimizzare il rendimento delle risorse
Ottimizzare il rendimento delle risorse significa agevolare la circolazione di
prodotti, componenti e materiali al massimo livello di utilità costante nel tempo.
Ciò implica, per i flussi materici biologici, la possibilità di essere reintrodotti nella biosfera come nutrienti affinchè la loro decomposizione diventi un input di valore per i cicli successivi. Per quelli tecnici, che non possono rientrare in biosfera come nutrienti, la possibilità di estenderne la vita attraverso un design che renda possibile sottoporli ad operazioni di remanufactoring, refurbishing, re cycling al fine di mantenerli in circolazione e svolgere un ruolo utile nell’economia.
P | Prodotto come servizio
Il prodotto come servizio (PSS Product Service System) rappresenta un modello di business funzionale in cui i clienti non pagano per possedere un prodotto ma per accedere al suo servizio e per l’uso che possono trarne.
Tale modello di business rappresenta altresì una rilevante opportunità di innovazione e di riduzione dell’impatto ambientale, dal momento che il prodotto concesso in uso viene restituito al produttore al termine del servizio al fine di essere rigenerato o per recuperarne componenti consentendo, così, l’effettiva attuazione dell’economia circolare.
Q | Qualità della vita
L’applicazione costante dei principi dell’economia circolare, con particolare riferimento all’utilizzo efficiente delle risorse ed al ricorso ad energie rinnovabili produce un indubbio e significativo effetto positivo sulla “qualità” della vita della collettività.
La transizione verso modelli di business circolari apporta altresì molteplici ed ulteriori “vantaggi” connessi alla riduzione della pressione sull’ambiente, all’ottimizzazione della disponibilità di materie prime, all’innovazione ed alla crescita economica.
Utilizzando più volte il valore che è contenuto nelle risorse, infatti, si riduce la pressione sulle materie prima vergini e si diminuisce l’impatto ambientale complessivo.
R | Restorative & Regenerative
Tra le molteplici definizioni di economia circolare presenti in letteratura, quella presa come riferimento principale è quella fornita dalla Ellen McArthur Foundation che la definisce come “un sistema industriale che è ristorativo o rigenerativo per intenzione e design; che sostituisce il concetto di “fine vita” con quello di ripristino, sposa l’uso delle energie rinnovabili, elimina l’uso di sostanze chimiche tossiche che ne ostacolano il riutilizzo e mira all’eliminazione dei rifiuti attraverso una migliore progettazione dei materiali, prodotti, sistemi e, all’interno di questo, dei modelli di business. L’obiettivo di un modello di economia circolare è quello di consentire un effettivo fluire dei materiali, dell’energia, del lavoro e delle informazioni in modo che il capitale naturale e quello umano siano ricostituiti”.
“Ripristinare” il capitale naturale significa ridurre la pressione sugli asset ambientali consentendo al capitale naturale di tornare allo status quo ante. “Rigenerare”, invece, implica che i sistemi economici pongano in essere con quelli naturali una relazione positiva con il risultato che il capitale naturale rigenerato funzioni meglio di quello riferibile allo status quo ante.
In un’economia progettata per essere “ristorativa e rigenerativa per intenzione e design”, i flussi di materiali di origine biologica giungono e ritornano nella biosfera come nutrienti; mentre quelli di origine tecnica, che non possono biodegradarsi ed entrare nella biosfera, sono progettati per circolare all’interno di un flusso che prevede la minima perdita di qualità, attraverso un design che consenta di mantenere nel tempo il valore dei prodotti e la loro utilità.
S | Share
La condivisione di beni ed asset costituisce uno dei vari modelli di business
attraverso i quali attuare i principi dell’economia circolare.
In particolare, tale modello si basa su una prospettiva di sharing economy in cui la proprietà dei beni perde di per sé importanza ed i prodotti sono progettati per essere condivisi tra più utenti.
La progettazione è finalizzata a far durare il bene più a lungo e la manutenzione si concentra sul riutilizzo dei prodotti e sul prolungamento della loro vita.
Smettere di acquistare prodotti e scegliere servizi che consentano allo stesso prodotto di essere condiviso e utilizzato da più persone permette altresì di risparmiare denaro e risorse, a notevole vantaggio dell’ambiente.
T | Take back System
I “sistemi di ritiro” costituiscono una delle componenti principali attraverso le
quali si attuano i modelli di business circolari.
In tali sistemi, la responsabilità della gestione del fine vita dei prodotti viene posta in capo al produttore, al quale compete progettarli al fine di essere facilmente riparabili e disassemblabili per poterli riutilizzare o poterne riciclare componenti.
Ritirando i propri prodotti a fine vita od al termine di periodi di utilizzo, le aziende riducono la loro impronta ambientale ed il ricorso a materie prime vergini, risparmiando energia che, altrimenti, sarebbe stata utilizzata per fabbricare prodotti nuovi di zecca.
Ciò consente altresì di diminuire i costi di gestione e di incrementare l’efficienza ed il valore dei prodotti, riutilizzandoli attraverso processi di re-cycling, re- furbishing, re-manufacturing, oppure recuperandone componenti per fabbricarne di nuovi.
U | Upcycling
Ragionare in logica circolare, significa passare da un modello di recycling in cui la “riduzione” è spesso associata ad una diminuzione della qualità, della quantità e degli usi del prodotto, ad uno di upcycling che riporta il materiale al suo stato iniziale più puro, rigenerato e pronto, senza limiti di impieghi, usi e performance.
L’idea sottesa al concetto di upcycling, è quella di ridurre al minimo la necessità di controllare e sanare, in favore di una politica olistica di rigenerazione, concependo i prodotti, fin dall’inizio, con un design intelligente che renda possibile rivitalizzarli a fine vita e reinserirli nei processi.
V | Value optimization
Operare per mantenere sempre tutti i prodotti, i componenti ed i materiali al massimo valore ed utilità, richiede di ripensare a cosa possa essere considerato un rifiuto o uno scarto e trovare, per questi, nuove potenzialità:
- facendo si che i materiali di scarto, anziché essere considerati rifiuti, diventino input per altri processi, prodotti, servizi;
- aumentando il valore presente nelle risorse utilizzando i prodotti più a lungo o in cicli di uso multipli;
- riducendo costantemente l’uso di energie e migliorando l’efficienza energetica nei processi e dei prodotti.
Z | Zero sprechi
Ridurre il più possibile o, addirittura, azzerare gli sprechi, significa gestire il fine vita dei prodotti e dei sottoprodotti, limitando la generazione di rifiuti e massimizzando le possibilità di riutilizzo e riciclo.
Ciò potrà essere ottenuto attuando ed implementando modelli di business aventi come obiettivi la trasformazione degli end of waste in prodotti, il riutilizzo di prodotti, l’utilizzo di sottoprodotti, la gestione dei rifiuti, con particolare riferimento alla prevenzione, alla preparazione per il riutilizzo, al recupero ed al riciclaggio.