di Daniele CORSINI e Gerardo COPPOLA
La partita delle nomine in Banca d’Italia sta assumendo toni inusuali e poco comprensibili per il comune cittadino. Proviamo a riepilogarli sulla base di documenti ufficiali.
L’8 febbraio sul sito Bankitalia si annuncia quanto segue:
“Il 16 gennaio scorso il Consiglio Superiore della Banca d’Italia, ai sensi dello Statuto, ha deliberato in seduta straordinaria il rinnovo del mandato del Vice Direttore Generale Luigi Federico Signorini. L’iter procedurale, ancora aperto, prevede l’approvazione con decreto del Presidente della Repubblica promosso dal Presidente del Consiglio dei Ministri di concerto col Ministro dell’economia e delle finanze, sentito il Consiglio dei Ministri.”
Poi non accade nulla. L’iter di cui si parla nel comunicato risulta ancora aperto, a distanza di oltre due mesi. E quindi la nomina del prescelto sembra non avere avuto finora consacrazione operativa.
Il 28 marzo u.s., sullo stesso sito, compare questo comunicato:
“Il Consiglio Superiore della Banca d’Italia, su proposta del Governatore e ai sensi dello Statuto, in seduta straordinaria ha nominato Direttore Generale Fabio Panetta, già membro del Direttorio.Il Consiglio Superiore ha inoltre nominato Vice Direttori Generali il dott. Daniele Franco e l’avv. Alessandra Perrazzelli. Le nomine avranno decorrenza dal 10 maggio 2019.”
E’ una decisione che segna una forte discontinuità nel Direttorio. Interessa tre elementi su cinque e tocca la posizione del Direttore Generale.
Come si evince, non viene fatto alcun riferimento ai successivi passaggi procedurali, come era avvenuto nel primo caso. Considerato che essi sono tuttora in vigore, si ritiene che dovranno essere comunque azionati entro il 10 maggio, al fine del dispiegarsi della piena efficacia delle nuove investiture. E pena, in caso contrario, lo stallo al massimo livello della Banca Centrale. È ipotesi cui non vorremmo nemmeno pensare.
Infine, apprendiamo di una lettera – datata 29 marzo u.s. – del Presidente della Repubblica ai Presidenti di Camera e Senato dal tono anch’esso inusuale. Vi è il richiamo alle competenze del Parlamento, che non debbono estendersi al controllo nè degli enti creditizi nè delle Autorità di Vigilanza.
Anche qui riportiamo due passaggi che ci sembrano significativi.
”Non può, tuttavia, passare inosservato che, rispetto a tutte le banche, e anche agli operatori finanziari, questa volta viene, tra l’altro, previsto che la Commissione possa ‘analizzare la gestione degli enti creditizi e delle imprese di investimento’. Queste indicazioni, così ampie e generali, non devono poter sfociare in un controllo dell’attività creditizia, sino a coinvolgere le stesse operazioni bancarie, ovvero dell’attività di investimento nelle sue varie forme”.
“E’ possibile, naturalmente, che l’operato di queste sia oggetto di inchiesta parlamentare – laddove così il Parlamento dovesse deliberare – ma occorre evitare il rischio che il ruolo della Commissione finisca con il sovrapporsi – quasi che si trattasse di un organismo ad esse sopra ordinato – all’esercizio dei compiti propri di Banca d’Italia, Consob, IVASS, COVIP, Banca Centrale Europea”.
Questo è il quadro frammentato che si cerca di tenere in equilibrio.
I toni non fanno pensare che si tratti unicamente di una questione di principi, di autonomie e di indipendenza dell’Istituto Centrale.
Prevale una visione basata su timori che i lavori della Commissione prendano una strada imprevista e destabilizzante. D’altro canto il bisogno di capire quello che è realmente accaduto nei fallimenti delle tante banche nel nostro Paese è aspettativa altrettanto legittima.
Non crediamo del resto che qualcuno intenda creare una sorta di Politburo per controllare in futuro le banche e i loro controllori, ma neanche che si debba restare in una condizione di insindacabilità del loro operato.
D’altronde, quasi tutte le banche sono soggette alla vigilanza della BCE e se ha un senso questa ennesima Commissione di indagine è quello di definire una volta per tutte:
- le cause dei fallimenti bancari,
- individuare i responsabili,
- mettere in luce i conflitti di interesse che li hanno provocati e,
- determinare il costo complessivo dei salvataggi.
Proviamoci almeno per il rispetto dovuto a chi ha pagato per le malefatte altrui. Credito malato e risparmio tradito ci stanno accompagnando da troppi anni. Bisogna riacquistare fiducia e bisogna che il credito all’economia torni alla funzione di selezione e di supporto che ha da sempre svolto.
Come cittadini siamo tutti interessati a comprendere meglio quanto sta avvenendo in questo ulteriore (e confuso) passaggio della nostra vessata questione bancaria. Il coinvolgimento degli organi istituzionali del Paese è arrivato al massimo livello.
In conclusione, vogliamo anche escludere che il quasi-sblocco delle nomine in Bankitalia e l’avvio della Commissione siano in contropartita tra di loro.
E’ una vicenda non esaltante per le nostre istituzioni. Condivisibile la difesa del Presidente Mattarella delle tante Autorità di controllo, ma nessuna di esse ha fatto finora un mea culpa per quello che è accaduto.
Ed allora timeo Danaos et dona ferentes!
Per approfondimenti e riferimenti normativi, consultare i seguenti link:
29-03-2019, Presidenza della Repubblica: Commissione Banche
28-03-2019, Banca d’Italia: Nomina del Direttore Generale e dei Vice Direttori Generali
08-02-2019, Banca d’Italia: Rinnovo del mandato del Vice Direttore Generale