di Giovanni COSTA
«Il nuovo imprenditore non starà come una volta diciotto ore al giorno in fabbrica, ma deve occuparsi ventiquattr’ore su ventiquattro del mondo».
In uno dei suoi ultimi articoli Giorgio Lago (1937-2005), «inventore» del Nordest e grande maestro del giornalismo, con questa intuizione anticipava di circa vent’anni una recente raccomandazione di una delle maggiori società di consulenza strategica: «Un’enorme parte del ruolo del capo azienda si svolge oggi all’esterno. Definire la vostra strategia, dirigere la vostra organizzazione, remunerare gli azionisti è solo metà del vostro lavoro» (Carolyn Dewar, senior partner McKinsey).
Volgere uno sguardo attento e continuativo all’esterno significa scoprire occasioni di business e bisogni non soddisfatti dai prodotti e i servizi esistenti. Significa anche misurarsi con il problema della sostenibilità ambientale.
Spiega Larry Fink, presidente e Ceo di Black Rock, una delle maggiori società d’investimento del mondo: «Ci concentriamo sulla sostenibilità non perché siamo ecologisti, ma perché siamo capitalisti». Fink da dieci anni, alla vigilia della stagione delle assemblee di bilancio, indirizza una lettera agli amministratori delegati delle società in cui investe.
Il suo obiettivo è di attirare l’attenzione sui problemi che stanno a cuore dei suoi clienti, tra i quali ci sono perlopiù famiglie, fondi pensione e altri investitori di lungo periodo.
Nella lettera di quest’anno, diffusa nei giorni scorsi, tratteggia uno scenario della transizione ecologica nel quale «La decarbonizzazione dell’economia sarà accompagnata da un’ingente mole di nuovi posti di lavoro per coloro che si dedicheranno alla necessaria pianificazione a lungo termine».
Dopo gli entusiasmi digitali che ancora sostengono il mondo delle startup, profetizza che i prossimi mille unicorni (le aziende che superano il miliardo di dollari di valore di mercato) «non saranno motori di ricerca o social media, bensì innovatori sostenibili e scalabili; startup che aiutano il mondo a decarbonizzarsi e rendono la transizione energetica accessibile a tutti i consumatori».
Prosegue Fink: «Dobbiamo essere onesti e ammettere che, ad oggi, i prodotti ecologici spesso costano di più. Abbattere questo sovrapprezzo sarà essenziale per riuscire a implementare una transizione ordinata e giusta». E la lievitazione della bolletta energetica per famiglie e imprese è qui a ricordarcelo.
Nell’agosto del 2020 la Business Roundtable, che associa 200 potenti Ceo nordamericani, ha abbandonato le simpatie iper-liberiste à la Milton Friedman (la responsabilità sociale dell’impresa è fare profitti) e ha preso una posizione decisa a favore di una prospettiva che vada oltre il solo profitto. Si fa strada l’idea che la responsabilità sociale d’impresa non sia incompatibile con le finalità di profitto. Anzi, se inserita in un sistema coerente di pratiche aziendali può essere funzionale al profitto di medio-lungo periodo. Il contrasto ai cambiamenti climatici va esteso alla non equa distribuzione dei redditi, alla corruzione, alle discriminazioni e così via.
Gli scettici liquidano queste posizioni come operazioni di marketing per creare consenso. Tuttavia, non c’è dubbio che dove i vertici aziendali le fanno proprie, esse hanno un forte impatto sulla cultura organizzativa e sulle scelte che ne discendono. Questo impatto è più significativo quando i relativi valori entrano direttamente nel «business model» e non intervengono solo ex post per mitigarne gli effetti sociali. Ritengo che «si stia per creare la più grande opportunità di investimento della nostra vita». Su questa conclusione di Larry Fink dovrebbero seriamente riflettere non solo le grandi imprese quotate. Nella transizione ecologica, infatti, si aprono grandi spazi anche per le nostre piccole e medie imprese.
Pubblichiamo questo articolo per gentile concessione dell’Autore. Fonte, CORRIERE DEL VENETO del 26-GEN-2022
Intervento di Giovanni COSTA, Professore Emerito di Strategia d’impresa e Organizzazione aziendale all’Università di Padova. Ha svolto attività di consulenza direzionale e ricoperto ruoli di governance in gruppi industriali e bancari. (www.giovannicosta.it)
Per approfondimenti, consultare i seguenti link e/o riferimenti:
(1) Cfr: la lettera che Larry Fink, AD di Blackrock (principale fondo di investimento mondiale) ha inviato agli amministratori delegati (CEO) delle società nelle quale il fondo investe nella quale viene data massima priorità a temi come il cambiamento climatico ed i temi sociali ed economici connessi. Fink L. (2021) “Lettera ai CEO”