Redazione
Rob Wijman: “La ridotta attenzione ai problemi legati al credito, non finirà bene“.
Di recente abbiamo parlato con l’ex banchiere Rob Wijman. Oggi è in pensione ed ha appena pubblicato il suo primo libro, proprio sulla professione che ha esercitato per decenni. Rob è stato un manager esperto in una grande banca olandese operante a livello internazionale, responsabile in qualità di Global Head di ristrutturazione e recupero dei crediti. Oggi è l’autore orgoglioso del libro “Heavy Weather Banking. Corporate Debt Restructuring in Times of Crisis“”. Wijman non è per niente rassicurato e, anzi, sostiene che il mondo bancario occidentale non è sufficientemente preparato per i problemi che saranno causati da una nuova crisi finanziaria. Lo abbiamo intervistato in merito al suo libro, pubblicato in inglese.
Qual è stata la motivazione principale che ti ha portato a scrivere questo libro?
Rob WIJMAN: “Beh, pensavo di avere qualcosa da dire e volevo anche lasciare “un’eredità”. È logico che dopo tutti questi anni di esperienza internazionale accumulata nel campo dei problemi legati al credito ed il coinvolgimento diretto nella ristrutturazione del credito, si acquisisca una buona comprensione di cosa può andare bene e cosa può andare storto. E, ho anche notato che le banche in genere sono organizzazioni che imparano poco; infatti, gli stessi errori sono stati ripetuti nel tempo e, spesso, si dimenticano le lezioni del passato. Ho osservato anche che l’attività bancaria è un costante “equilibrio fra avidità e paura“. Un esempio calzante sono le operazioni di Leveraged Acquisition Finance: nei periodi favorevoli gli importi salgono mentre i margini e le altre condizioni si allentano. Nei periodi difficili, con significative perdite sui crediti, vengono redatte procedure di finanziamento molto più stringenti o le banche interrompono completamente il (sovra)finanziamento delle società acquisite. Dopo un po’, quando le cose migliorano, di nuovo, l’attività si rianima perché, “Dobbiamo seguire il mercato…”, follow the market.
Nei periodi favorevoli, le banche vogliono fare di più mentre nei periodi difficili si fermano troppo bruscamente, e questo modo di lavorare – da parte delle banche – può causare perdite anche ben maggiori del necessario. Altri esempi, accaduti riguardano l’area del Corporate Banking in Russia e il finanziamento del settore aereo. È logico che ci siano sempre nuove generazioni di banchieri che non hanno ancora vissuto situazioni di crisi. E, nei periodi favorevoli c’è davvero troppa poca attenzione per le “lessons learned” apprese dal passato”.
Parlando delle “lezioni apprese”, qual è il più grande errore bancario che hai riscontrato?
Rob WIJMAN: “Quando si tratta di importi assoluti, tutte le banche più grandi hanno subito alcune mega perdite di crediti. Negli ultimi due anni abbiamo assistito a una serie di importanti fallimenti, come i casi Wirecard e FNG Group, società che non riuscivano a spiegare chiaramente come facessero ad avere delle performance così buone…. e, infatti, non le avevano affatto… “Troppo bello per essere vero” e così è stato. I banchieri dovrebbero essere sempre più “sgamati”; e dovrebbero indagare di più e meglio sulla capacità delle loro relazioni d’affari di generare denaro e su dove va a finire tutto i denaro generato.
Nel mio libro c’è un bell’esempio di un operazione margin finance fallita; si tratta di un finanziamento sulla base di ampie garanzie (nel caso in questione si trattava di titoli) e che è costato una fortuna quando si è scoperto che la garanzia non valeva quasi nulla. Poi è facile chiamare in causa una “frode“, ma siccome nessuno aveva davvero controllato bene questi titoli, la realtà vera era in gran parte la propria faciloneria.
In termini diversi dal denaro, puoi sbagliare completamente la comunicazione. Ad un certo momento uno dei miei principali clienti corporate era una nota impresa edile del sud del Paese. Quando quella società ha iniziato a subire perdite significative, la posizione è stata trasferita alla Direzione Crediti Problematici. Il trasferimento è avvenuto, come al solito, con un certo ritardo ossia molto dopo aver ricevuto i bilanci annuali negativi. Nel frattempo l’azienda aveva sistemato le cose, grazie alla nomina di un nuovo direttore generale e un nuovo direttore finanziario che, già nei primi sei mesi avevano ribaltato positivamente i risultati. Quando con il responsabile della Direzione Crediti Problematici di gruppo siamo andati a far visita al cliente, il suo primo commento dopo il caffè è stato: “Bene ragazzi, avete fatto un gran casino con questa azienda!“. Una bella combinazione fra mancanza di rispetto e mancata conoscenza della posizione (dossier) del cliente. Il rapporto fra i responsabili della società e il responsabile della Direzione Crediti della banca era ormai compromesso nonostante la società ora andasse bene.”
Nel libro affermi che è molto probabile che all’indomani dell’attuale pandemia ci sarà un’altra crisi finanziaria. Su quali elementi si fonda questa tua opinione?
Rob WIJMAN: “Guarda, l’inizio della crisi del credito risale a quasi quindici anni fa. È stato molto tempo fa – per molte banche – e quando mi guardo intorno, è di nuovo tutto normale: “business as usual”, si direbbe. In molte banche i dipartimenti di gestione dei crediti problematici sono stati ridotti e negli ultimi anni è stata prestata molta più attenzione alla lotta contro i crimini finanziari. Di per sè questo è logico, viste le mega multe inflitte per riciclaggio e la forte pressione per mettere ordine su questo aspetto di compliance. Ma questa specifica e maggiore attenzione ed i numerosi nuovi dipartimenti che sono stati istituiti per il monitoraggio della “criminalità economica finanziaria” non tengono conto del core business della banca, che è, oltre a effettuare pagamenti, prestare denaro a condizioni accettabili. Sulla base di una serie di fatti oggettivamente misurabili, tra cui dati positivi sulla crescita economica e un numero record di pochi fallimenti, temo che ci sarà una riduzione dell’attenzione sui problemi futuri. Molte aziende sono sostenute direttamente e indirettamente dallo Stato e dalle banche, anche attraverso misure di sostegno e il rinvio delle scadenze e obblighi finanziari, ma temo che molte aziende siano in bilico e si tengano come si dice “con le unghie alla ringhiera“. Ovviamente spero che vada tutto bene, ma nel caso le cose non andassero bene, spero che i consigli e le “lessons learned” riportate nel mio libro siano istruttive e utili per tutti coloro si occupano di queste tematiche”.
Grazie Rob. E, ricordiamo, che il tuo libro è un must read per i banchieri del Corporate Banking e per tutti i professionisti che si occupano di società in difficoltà finanziarie.