Redazione
Quando si parla di Germania l’idea dominante è quella di un Paese di regole e controlli rigorosi. Ma questa immagine predefinita rischia di tramontare soprattutto in ambito finanziario a meno che la BaFin, Bundesanstalt für Finanzdienstleistungsaufsicht (Autorità tedesca per la vigilanza dei mercati finanziari, omologa della nostra Consob) non dia un chiaro segnale di stretta sulla vigilanza.
Lo scandalo Wirecard non è ancora superato e già si affaccia un nuovo scandalo che questa volta riguarda Grenke, una grossa azienda tedesca di leasing e factoring con sedi anche in Italia.
In breve, Grenke è stata accusata di frode da uno short-investor britannico (investitore che fa operazioni di vendita allo scoperto aspettandosi un ribasso dei prezzi). La prima conseguenza è stata un clamoroso scivolone della quotazione di borsa.
A onor del vero occorre aggiungere che seppure è vero che gli short-seller speculano sui ribassi delle quotazioni, non si può dimenticare che “non c’è fumo senza arrosto“. L’ azienda ha annunciato un’indagine su possibili irregolarità nei bilanci da parte di una società di revisione esterna e indipendente e le dimissioni del fondatore, Wolfgang Grenke, dal Consiglio di Sorveglianza.
Seppure non ci sia alcuna certezza di una frode, la diminuzione shock della quotazione dimostra quanto gli investitori siano diventati sospettosi in merito all’affidabilità dei bilanci aziendali e della vigilanza di BaFin nonché lo spirito critico di banche, società di intermediazione mobiliare e dei revisori contabili.
Il clima attuale è conseguenza diretta dello scandalo Wirecard. La fintech dei pagamenti, dopo aver proclamato per anni la sua innocenza, di fronte alle recenti evidenze, ha dovuto confessare di aver gonfiato i profitti. Purtroppo, nonostante le notizie allarmanti pubblicate dal Financial Times e le forti critiche da parte degli investitori stranieri, per anni commercialisti e revisori, gestori dei fondi, analisti e banchieri tedeschi hanno creduto alle favole di Wirecard mentre l’Autorità di Vigilanza dei Mercati Finanziari (BaFin) si girava consapevolmente dall’altra parte..
Ma c’è di più. Da settembre c’è un’altra ombra sulla BaFin per un caso di insider trading che riguarda la società Union Investment, uno dei più grandi gestori di fondi tedesco. Si dice che il gestore del fondo, fino a poco tempo fa uomo ammirato da tutto il mondo finanziario tedesco, si sia arricchito a spese di altri per circa Euro 9 mln.
Infine, negli ultimi anni, ci sono stati parecchi scandali finanziari in cui è stata coinvolta Deutsche Bank. È ancora in corso un’indagine, da parte della giustizia tedesca su un’articolata frode fiscale attraverso pagamenti illegali di dividendi agli investitori che a loro volta avevano come consulenti le banche e, i migliori avvocati. L’indagine coinvolge un migliaio di sospettati per una frode complessiva di circa Euro 12 mld.
Vale sempre la presunzione di innocenza fino a che non si viene condannati. Ma qual è l’effetto di questi scandali sulla reputazione di Francoforte come centro finanziario europeo? Fino ad oggi c’è sempre stata un’accesa competizione con Londra per attirare investitori e finanziatori. Forse la Brexit darà un impulso diverso agli equilibri di Francoforte?
Questi ultimi scandali offrono alla BaFin un’opportunità di rivalsa attraverso il chiarimento delle situazioni e la corretta repressione della criminalità finanziaria (dei colletti bianchi) con il rafforzamento della vigilanza. E comunque è anche nell’interesse di tutta la comunità finanziaria europea “ripristinare la fiducia“.