È tornato di attualità il tema della disciplina del cd. “pantouflage”; una delle misure di prevenzione della corruzione previste dalla normativa italiana intesa non solo e non tanto con riferimento alla fattispecie penalistica ma soprattutto all’utilizzo della propria posizione di funzionario pubblico per trarne vantaggi privati.
Come noto si tratta di un vincolo per tutti i dipendenti che negli ultimi tre anni di servizio hanno esercitato poteri autoritativi o negoziali per conto delle Pubbliche Amministrazioni (PA), di non poter svolgere, nei tre anni successivi alla cessazione del rapporto di pubblico impiego, attività lavorativa o professionale presso i soggetti privati destinatari dell’attività della PA svolta attraverso i medesimi poteri (il cd. “periodo di raffreddamento”); il divieto è volto anche a “ridurre il rischio che soggetti privati possano esercitare pressioni o condizionamenti sullo svolgimento dei compiti istituzionali, prospettando al dipendente di un’amministrazione l’opportunità di assunzione o incarichi una volta cessato dal servizio”.
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