Diversi anni or sono, quando ancora internet non c’era, trovai scritto su un quotidiano, o forse in una rivista, che nella vita bisognerebbe aver letto almeno questi tre libri: l’Ulisse di Joyce, l’Uomo Senza Qualità di Musil e il vocabolario della propria lingua madre. Io avevo già letto i primi due e consideravo il vocabolario, più che un libro, un manuale da consultare ogni qual volta, a vario titolo, ci si cimenti con la scrittura. Incuriosito dalla notizia, decisi di rileggere i due capolavori e quando consultavo il mio Devoto Oli, non mi limitavo più alla sola ricerca del vocabolo che mi interessava, ma mi soffermavo sugli altri termini contenuti nella pagina e, non di rado, con un effetto a catena continuavo senza meta a visionare vocaboli che mi venivano proposti dallo stesso significato della ricerca. Il mio Devoto Oli è ormai malridotto, usurato dalle innumerevoli consultazioni e, ciononostante, sicuramente ancora con delle pagine o frammenti di testo inesplorati.
Da un po’ di tempo, l’utilizzo del vocabolario on line ha pensionato il voluminoso tomo, tuttavia “l’incoercibile bisogno” della consultazione non è per niente svanito o diminuito; semmai la dipendenza è persino aumentata. E così, soffermandomi con la mente su un tema finanziario di grande attualità, “l’operazione di salvataggio delle banche venete”, il termine salvataggio, mi è sembrato in antitesi con l’esito della vicenda e mi ha spinto per l’ennesima volta a ricorrere alle definizioni e agli esempi contenuti nel dizionario.