Suggerimenti per un approccio integrato da parte di tutti i portatori di interesse (noi tutti… ).
Premessa
Il tragico susseguirsi degl’incidenti degli ultimi mesi, con una punta recentissima degli ultimi giorni, mi induce a ritornare sul tema degli infortuni sul lavoro riprendendo le riflessioni svolte su questa piattaforma circa un anno fa(1).
In questo periodo, ai bollettini di guerra che riceviamo dai media sui vari conflitti nel mondo si aggiunge un ulteriore triste flusso informativo sui morti ed i feriti che registriamo sul fronte del lavoro che avvengono a una distanza a noi molto più ravvicinata.
Mentre i primi li consideriamo alla stregua di rischi esogeni sui quali ben scarso potere di influenza abbiamo, sui secondi dovremmo cercare ciascuno nel suo ambito di fare la nostra parte per invertire la tendenza nefasta.
Per quello che attiene alla mia prospettiva, già nel precedente contributo ho cercato di evidenziare come per tutti i portatori di interesse sia necessario un cambio di approccio in tema della salute e sicurezza spesso vissuto erroneamente:
- come un tema per “addetti ai lavori“,
- come se il problema fosse solo assolvere agli adempimenti che dimostrino la formale adesione ai dettami del Testo Unico sulla Sicurezza – TUS.
Ho quindi suggerito ai professionisti in ambito GRC di far ricorso ad un approccio integrato che si richiamasse a quelle che sono i modelli e le best practices note a livello internazionale, con esempi e casi concreti. Proverò in questo articolo a riprendere quelle riflessioni arricchendole con ulteriori spunti che ci derivano dall’osservazione degli eventi e con l’intento di fare esperienza sulle lezioni apprese anche dai casi più recenti.
Dati statistici ed osservazioni empiriche
Credo che sia opportuno partire nella nostra riflessione da quello che è successo a seguire la ripresa delle attività post emergenza pandemica ed a tutto ciò che ne ha conseguito per cogliere alcuni temi sui quali orientare la nostra attenzione.
Esaminando i dati statistici(2) nel 2022 si contavano 1090 vittime da nord sud del Paese. Sono stati 790 gli infortuni mortali in occasione di lavoro mentre 300 sono quelli in itinere, tendenzialmente negli spostamenti da e verso i luoghi di lavoro. Proprio questi ultimi hanno fatto registrare un significativo aumento rispetto al 2021 causa la riduzione del lavoro in smart working. Va evidenziato che le statistiche ufficiali in valori assoluti sono condizionate dal decremento della mortalità per il fenomeno Covid che aveva influito sul numero dei decessi del 2021. Di fatto gli incidenti mortali non Covid sono cresciuti del 17% da rispetto all’anno precedente, mentre quelli attribuibili a Covid sono divenuti sostanzialmente irrilevanti.
Le statistiche ci indicano, inoltre, che:
- Il rischio di infortuni mortali per lavoratori stranieri è molto più elevata rispetto agli italiani (più che doppia);
- In cima alla graduatoria della fine del 2022 con il maggior numero di vittime in occasione di lavoro – a livello statistico – è la Lombardia, ovvero la regione con la più alta popolazione lavorativa d’Italia (124 vittime). Seguono: Veneto (74), Campania (70), Lazio (70), Piemonte (63), Emilia Romagna (59), Toscana (55), Puglia (51), Sicilia (50), Marche (31), Trentino-Alto Adige (30), Calabria (22), Liguria (20), Sardegna, Abruzzo e Umbria (16), Basilicata (10), Valle D’Aosta (6), Friuli-Venezia Giulia (4) e Molise (3).
- Da gennaio a dicembre del 2022 è il settore Costruzioni a far rilevare il maggior numero di decessi in occasione di lavoro: sono 131. Seguono: Trasporti e Magazzinaggio (117) e Attività manifatturiere (100).
- La fascia d’età più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è sempre quella tra i 55 e i 64 anni (303 su un totale di 790). Ma l’indice di incidenza più alto di mortalità rispetto agli occupati viene rilevato ancora tra i lavoratori più anziani, gli ultrasessantacinquenni, che registrano 93,6 infortuni mortali ogni milione di occupati. L’incidenza di mortalità minima rimane, invece, ancora nella fascia di età tra 25 e 34 anni, (pari a 17,1), mentre nella fascia dei più giovani, ossia tra 15 e 24 anni, l’incidenza risale 25,7 mortali ogni milione di occupati. Questi dati confermano anche alla fine del 2022 che la maggior frequenza di infortuni mortali si riscontra tra i lavoratori più vecchi.
- Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro da gennaio a dicembre del 2022 sono 60 su 790. Altre 60 donne, invece, hanno perso la vita in itinere.
Un ulteriore elemento che si ricava non tanto dalle statistiche ufficiali ma dall’osservazione empirica degli eventi che si sono manifestati nel 2022 e negli anni successivi è che la maggioranza degli incidenti avvenuti anche presso imprese rilevanti e di grandi dimensioni ha riguardato:
- personale di ditte esterne che operavano in appalto o subappalto, prevalentemente, e qui in linea con i dati statistici, di cantieri di lavoro.
Alcune riflessioni: focus su appalti e cantieri
Nel 2023 e nel 2024 queste linee di tendenza che si sono delineate nell’anno della ripresa post Covid si sono accentuate nonostante siano state poste in essere anche misure atte a contrastare e prevenire l’incidentalità sul lavoro. Senza la pretesa di essere esaustivi o di esperire formule o ricette definitive alcune considerazioni che ci suggerisce l’analisi dei dati e l’osservazione dei dati vanno proposte.
In tema di lavoratori stranieri nel mio libro in tema di governo e controllo dei rischi(3) ho evidenziato come l’approccio alla responsabilità sociale e alla responsabilità amministrativa sia tema di compliance integrata da affrontare congiuntamente con riferimento ad aree contigue a quelle della salute e sicurezza quali caporalato e lavoro minorile.
Le statistiche relative agli infortuni per fasce di età puntano l’attenzione sulle categorie di lavoratori più anziani probabilmente per la loro consolidata esperienza deputati ad essere affidatari di lavori maggiormente impegnativi ed esposti a rischi. Va comunque osservato come in tema di percezione dei rischi anche per questa fascia di lavoratori possano manifestarsi pericolosi fenomeni di sottovalutazione:
- il cd “pregiudizio ottimistico”(credenza secondo cui gli eventi abbiamo meno probabilità di accadere a sé rispetto che ad altri) e,
- la “distanza psicologica” (percezione che i rischi possano incidere con maggiore probabilità su luoghi distanti o in un futuro lontano).
Da qui la necessità più volte ribadita di lavorare sulla formazione e sulla comunicazione.
Il terzo tema di riflessione sul quale si ritiene opportuno soffermarsi è quello della gestione della sicurezza negli appalti nei cantieri. Come noto dal punto di vista normativo questi ambiti sono oggetto di specifiche previsioni normative nel Titolo IV D. Lgs. 81/2008 (art. 88 ss.) nella disciplina dei cantieri temporanei o mobili.
Alcune figure specificamente designate per la gestione della sicurezza nei cantieri e titolari di proprie posizioni di garanzia – il committente, il responsabile dei lavori e i coordinatori (CSP, coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione; CSE, coordinatore per la sicurezza in fase di esecuzione) assumono rilievo non solo nelle imprese che tipicamente operano in tali contesti produttivi, ma anche in tutte quelle realtà all’interno delle quali, per le più svariate ragioni, possa insorgere l’esigenza di allestire un cantiere (si pensi alle attività di manutenzione e di ristrutturazione all’interno dei propri siti produttivi)(4).
Per quanto attiene al committente rammentiamo la responsabilità:
- che ha nel condurre una scelta dell’appaltatore parametrata a specifiche competenze e capacità organizzative, nonché
- a informare l’appaltatore circa i rischi dell’ambiente di lavoro in cui dovrà intervenire e
- a cooperare con lo stesso nell’adozione delle misure di protezione dei lavoratori e di prevenzione dei rischi.
Al committente e al responsabile dei lavori è attribuita dalla legge una posizione di garanzia particolarmente ampia, comprendente:
- l’esecuzione di controlli non solo formali ma sostanziali e incisivi in materia di prevenzione, di sicurezza del luogo di lavoro e di tutela della salute del lavoratore,
- sicché ai medesimi spetta pure accertare che CSP e CSE adempiano agli obblighi sugli stessi incombenti in detta materia.
Rammentiamo l’importanza delle verifiche circa l’applicazione da parte delle imprese esecutrici delle disposizioni del PSC (Piano di Sicurezza e Coordinamento) e l’idoneità del POS (Piano Operativo di Sicurezza) e la sua coerenza con il PSC e l’eventuale esercizio del proprio potere di sospensione dei lavori in caso di pericolo grave e imminente.
Di particolare rilievo in questo ambito un recente provvedimento normativo entrato in vigore a partire dal mese di ottobre finalizzato a rafforzare l’attività di contrasto al lavoro sommerso e di vigilanza in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. Il provvedimento attiene al possesso della c. d. patente a crediti alla quale sono tenute le imprese e i lavoratori autonomi che operano nei cantieri temporanei o mobili di cui all’articolo 89, comma 1, lettera a). La patente è rilasciata, in formato digitale, dalla competente sede territoriale dell’Ispettorato nazionale del lavoro subordinatamente al possesso dei requisiti individuati dalla norma (es. iscrizione CCIA, adempimenti formativi ex art. 37, DURC, DVR, DURF). Alcuni elementi di interesse del provvedimento riguardano l’introduzione di elementi di “premialità” che si traducono in punteggi aggiuntivi per le imprese che provvedano a:
- certificazione di un SLG conforme alla UNI EN ISO 45001
- investimenti sulla formazione dei lavoratori, oltre quella obbligatoria, in particolare stranieri
- utilizzo di soluzioni tecnologicamente avanzate sulla base di intese con le parti sociali comparativamente più rappresentative
Saranno sufficienti queste misure per contenere o contrastare in modo significativo il trend negativo di incidenti che stiamo registrando? È difficile dare una risposta ma qualche considerazioni conclusive possiamo svolgerle.
Considerazioni Conclusive
Le riflessioni svolte ci portano ad orientare le azioni di mitigazione dei rischi su quelle aree per le quali si sono manifestate maggiori criticità. In questo sforzo vanno colte anche le opportunità di miglioramento che le nuove normative presentano. Credo che in una prospettiva di lungo termine siano premianti i comportamenti orientati ad un serio ripensamento del sistema dei controlli e della gestione dei rischi in tema di salute sicurezza rispetto a comportamenti di facciata (cd washing) mirati semplicemente a cumulare crediti ai fini del rilascio dei punti sulla patente.
È un percorso culturale che le organizzazioni devono intraprendere e nel quale tutti gli stakeholder devono fare la loro parte sentendosi sempre responsabilizzati sui temi della sicurezza. Per quanto mi riguarda cerco di fare la mia parte come membro di organismi di vigilanza ex D. lgs. 231/01, consulente e docente. Sotto questo profilo nei corsi che svolgo “in house”, presso aziende o enti di formazione ed università non perdo occasione per richiamare questo tema. Anche nelle commissioni di laurea mi permetto sempre di rammentare, riguardo alle tesi che trattano di casi aziendali su sostenibilità, di non circoscrivere gli approfondimenti a temi ambientali o di parità di genere ma anche focalizzare l’attenzione sulla centralità della sicurezza del lavoro come tema ESG.
Per approfondimenti, consultare i seguenti link e/o riferimenti:
(1) F. ACCARDI (2023) “Sistemi di controllo interno e prevenzione infortuni sul lavoro“ in Risk and Compliance Platform Europe (www.riskcompliance.it)
(2)Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente – VEGA Engineering tratto da sito ufficiale
(3) F. ACCARDI (2024)”Governo e Controllo dei Rischi. Manuale per scelte consapevoli e sostenibili. Metodologia, casi, esemplificazioni“ – Capitolo 5 – autore Fabio Accardi – 2 edizione 2024. Editore Franco Angeli
(4) tratto da «Modello organizzativo per la prevenzione dei reati di cui all’art. 25-septies D. Lgs. 231/2001 e l’attività dell’Organismo di Vigilanza –Salute e sicurezza sui luoghi di lavoro» a cura di AODV 231 – sito ufficiale