Quantum Computing, AI, Sicurezza Informatica e Compliance: alle porte di un contesto nuovo

Quantum Computing, AI, Sicurezza Informatica e Compliance: alle porte di un contesto nuovo

30 settembre 2024

di Walter TRIPI

La computazione quantistica (Quantum Computing) non è un concetto nuovo, sebbene fino a poco tempo fa fosse appannaggio esclusivo di grandi player internazionali come Google e IBM. Negli ultimi anni, tuttavia, un numero crescente di startup e aziende emergenti si sta impegnando nel tentativo di rendere questa tecnologia non solo accessibile, ma anche produttiva in un futuro relativamente prossimo.

Tuttavia, nonostante i progressi significativi, persistono ancora limitazioni tecniche e sfide non trascurabili che rendono questo cammino tutt’altro che lineare.

Su Risk&Compliance sono già state trattate le basi dell’argomento, ma è comunque utile riprendere il filo del ragionamento partendo dalla più semplice domanda: che cos’è la computazione quantistica?

In breve, e senza eccesso di tecnicismi, essa sfrutta i principi della meccanica quantistica per eseguire calcoli a velocità straordinariamente superiori rispetto ai computer classici. Questi ultimi si basano sui bit, che assumono valori di 0 o 1. I computer quantistici, invece, utilizzano i qubit che:

  1. possono trovarsi in più stati contemporaneamente (grazie al principio della sovrapposizione quantistica) e,
  2. possono essere collegati  fra loro – correlati – tramite l’entanglement.

Per spiegare meglio, lasciando per un istante da parte l’aspetto scientifico e permettendoci di dedicarci a quello più romantico, che non guasta, immaginiamo di voler trovare un brano musicale specifico all’interno della discografia di un artista senza l’ausilio di motori di ricerca. Un approccio classico costringerebbe l’umano ad ascoltare ogni canzone fino a individuare la corrispondenza desiderata. Un computer quantistico, invece, ascolterebbe tutte le tracce contemporaneamente, identificando immediatamente il brano corretto. Questa capacità di analizzare simultaneamente più stati consente a un computer quantistico di eseguire operazioni complesse in un tempo drasticamente ridotto.

Le opportunità e i rischi della computazione quantistica

La potenza della computazione quantistica offre opportunità entusiasmanti, ma introduce anche minacce significative, soprattutto nel campo della sicurezza informatica. Con la capacità di eseguire calcoli enormemente potenti, i computer quantistici potrebbero minare i sistemi di crittografia tradizionali, che costituiscono la base della sicurezza digitale moderna. Gli attacchi informatici, grazie alla computazione quantistica, potrebbero diventare più sofisticati ed efficienti, con cybercriminali in grado di violare sistemi crittografici che oggi sono considerati sicuri, come RSA e ECC (Elliptic Curve Cryptography).

La compliance, in questo nuovo contesto, sarà cruciale per garantire che le misure di sicurezza adottate siano conformi alle nuove normative che emergeranno. D’altra parte, la computazione quantistica, se ben gestita, potrebbe migliorare significativamente:

  • la gestione del rischio,
  • l’analisi dei dati e,
  • la rilevazione delle frodi,

trasformando positivamente settori come la finanza, l’assistenza sanitaria e la logistica. Tuttavia, proprio come l’Intelligenza Artificiale, la computazione quantistica richiede una gestione rigorosa per garantire il rispetto delle leggi sulla privacy e la sicurezza dei dati.

Una transizione dispendiosa e dunque rischiosa

Una recente ricerca di Moody’s ha messo in luce come la transizione verso la computazione quantistica potrebbe comportare costi elevati e tempi prolungati per adeguarsi ai nuovi standard di sicurezza. Si parla di un vero e proprio salto quantico nella potenza di elaborazione che potrebbe annullare i metodi attuali di protezione dei dati, costringendo le aziende a ripensare completamente le loro strategie di sicurezza e compliance.

La nota agenzia di rating, in una propria stima, ha equiparato il costo complessivo delle operazioni di transizione a quello sostenuto dal Governo Americano per prevenire il cosiddetto “Millennium Bug”, ovvero circa 100 miliardi di dollari. Da qui si apre un rischio affatto banale: il fatto che a compiere questa transizione possano essere prima, o meglio, le forze di criminalità organizzata rispetto a governi ed aziende, che si trovano ad affrontare costi enormi e complesse sfide tecniche. Le mafie e le organizzazioni criminali potrebbero sfruttare il loro vasto potere economico per accedere a questa tecnologia. La capacità, già dimostrata anche nel recente passato come ci ricordano Nicola Gratteri e Antonio Nicaso in un recente libro(1) che abbiamo recensito proprio su Risk&Compliance, di attrarre professionalità molto verticali e specializzate oltre che risorse imponenti, rende verosimile che queste organizzazioni possano impegnarsi in una vera e propria corsa a beneficiare delle nuove capacità computazionali offerte dalla tecnologia quantistica.

Questo scenario apre la porta a un potenziale squilibrio, in cui le organizzazioni criminali avrebbero accesso privilegiato a strumenti che potrebbero rendere obsolete le attuali misure di sicurezza informatica, aumentando così la minaccia di cyberattacchi su larga scala. Questo crea una doppia sfida per governi e imprese, non solo sul fronte economico e tecnologico, ma anche in termini di sicurezza globale e stabilità sociale, rendendo l’elaborazione non soltanto intrigante e stimolante, ma quanto mai necessaria.

Lo stato attuale della computazione quantistica

Oggi, l’evoluzione della computazione quantistica ha visto alcuni traguardi significativi. Nel 2021, IBM ha lanciato il processore quantistico Eagle con 127 qubit, mentre Google ha raggiunto la cosiddetta supremazia quantistica nel 2019 con il suo processore Sycamore. Questo concetto, come spiegato dal professor Scott Aaronson, implica che un computer quantistico abbia risolto un problema che per un computer classico sarebbe praticamente irrisolvibile, o che richiederebbe tempi estremamente lunghi.

Nonostante questi traguardi, la quantum supremacy rimane ancora un concetto in evoluzione. Le dimostrazioni di supremazia quantistica finora hanno riguardato problemi di laboratorio con scarso impatto commerciale immediato, ma il punto di vista potrebbe essere decisamente diverso per chi, come le vari forme di criminalità organizzata, non si pone il problema di sfruttarne le potenzialità stando nei limiti di leggi, regole o buonsenso. È indubbio che, per le mafie, i vantaggi economici potrebbero essere enormi e quasi immediati.

D’altronde, i progressi nel campo della computazione classica, con nuovi algoritmi e tecniche, hanno ridotto il divario di prestazioni tra i due approcci. È il caso del confronto tra Google e IBM, dove quest’ultima ha dimostrato che un problema che Google sosteneva richiedesse 10.000 anni per essere risolto da un supercomputer classico, poteva essere in realtà risolto in soli 2,5 giorni.
Ecco, la sfida è ancora quella di rendere la supremazia quantistica una “supremazia di legalità”.

Costose sfide tecniche: rumore e correzione degli errori

Uno dei principali ostacoli per la computazione quantistica, che evidentemente amplifica anche l’esigenza di risorse ingenti, è il problema del rumore e degli errori. I qubit, per loro natura, sono estremamente sensibili alle interferenze ambientali, il che porta a errori nei calcoli. Attualmente, siamo nell’era della Noisy Intermediate-Scale Quantum (NISQ), caratterizzata da computer quantistici con un numero limitato di qubit e tempi di coerenza molto brevi. In altre parole, i qubit non possono mantenere le informazioni quantistiche abbastanza a lungo da completare calcoli utili su larga scala.

Per superare questi limiti, stiamo cercando di entrare nell’era del Fault-Tolerant Quantum Computing (FTQC), che permetterà di correggere gli errori in modo efficace e migliorare l’affidabilità dei calcoli. In questo contesto, un passo cruciale è lo sviluppo dei qubit logici, che sono in grado di distribuire le informazioni su molti qubit fisici, riducendo il tasso di errore complessivo.

In sostanza, ogni qubit logico sarebbe un’unità stabile di informazione quantistica creata da un insieme di qubit fisici “verificati”. Sono stati fatte interessanti sperimentazioni in tal senso già dai grandi player come ad esempio Google, che ha effettivamente dimostrato il minor tasso di errore. 

Si tratta di una frontiera di sperimentazione totalmente nuova a quella cui siamo abituati, profondamente tecnica e per questo motivo ancora impalpabile e scarsamente comprensibile nei suoi risvolti quotidiani eventuali. Resta inteso che, per chi trama sotto la cortina della civiltà, il quotidiano è di per sé costituito da frodi, truffe o ancor peggio: se la complessità del “come” resta, per la criminalità è senz’altro chiarissimo il “cosa”.

Implicazioni future e necessità di un’etica tecnologica

L’immediato futuro si prospetta ricco di nuove sperimentazioni e passi avanti per la computazione quantistica, con roadmap e progetti che puntano a raggiungere traguardi ancora più ambiziosi. 
Nell’ottica di quanto abbiamo provato a delineare in questo articolo, resta l’esigenza di una spinta per le roadmap “bianche”, contro l’invisibile lavoro di coloro che, per parafrasare grandi divulgatori, hanno oramai lasciato la coppola per dedicarsi al computer.

Come per l’IA, la computazione quantistica richiede un’attenzione etica particolare, specifica e pronta a mettersi in gioco. Se da una parte offre opportunità straordinarie per settori come la medicina, la sicurezza e l’intelligenza artificiale, dall’altra pone nuove sfide non soltanto in termini di privacy, sicurezza e conformità normativa, ma forse ancor più profonde e dolorose.

È certo che siamo solo all’inizio di una nuova era tecnologica. La strada verso la piena adozione della computazione quantistica è ancora lunga e ricca di ostacoli, le opportunità che questa tecnologia può offrire sono altrettanto straordinarie ma lo sono anche le concrete possibilità di arrivare a creare nuove vulnerabilità.
Di tutto questo dovremo occuparci, dovranno occuparsene i governi e dovremo occuparcene come professionisti, con lo sguardo all’orizzonte ma anche la mano stretta allo scudo.

Intervento di Walter TRIPI, Marketing Manager e Giornalista


Per approfondimenti, consultare i seguenti link e/o riferimenti:

(1) F. NEROZZI, W. TRIPI (2023) “Guardie & Ladri. Recensione del libro “Il Grifone” (di Gratteri e Nicaso)” – Risk & Compliance Platform Europe (www.riskcompliance.it)



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