Redazione
Il recente incendio alla cattedrale di Notre-Dame a Parigi ci fa riflettere sulle modalità di conservazione del nostro patrimonio culturale.
La sfida non è solo quella di prolungare la sopravvivenza delle opere di rilevanza storico culturale (per le generazioni future) ma anche quella di renderle accessibili, in modo da far conoscere il nostro passato, la nostra storia, alla generazione attuale.
Anche in questo contesto la gestione del rischio può aiutarci a prendere decisioni migliori in merito alla conservazione e all’uso del patrimonio culturale ed incoraggia, altresì, la collaborazione tra diverse discipline e settori.
Il rischio è definito come “la possibilità che qualcosa accada ed il suo impatto negativo sul soggetto“. Lo stesso concetto si applica al patrimonio culturale. Possono accadere molte cose che avranno un impatto negativo sul nostro patrimonio culturale:
- eventi improvvisi e catastrofici (come grandi terremoti, inondazioni, incendi e conflitti armati);
- processi graduali e cumulativi (come il degrado chimico, fisico o biologico).
Il risultato è sempre una perdita di valore per il bene del patrimonio.
È quindi fondamentale essere consapevoli dei diversi rischi che influiscono sul nostro patrimonio, tramite l’identificazione, l’analisi e la definizione delle priorità dei rischi per poter poi prendere provvedimenti atti ad evitare, eliminare o ridurre i rischi che riteniamo inaccettabili. Senza questa attività di “Risk Management” le decisioni e l’uso delle risorse a protezione dei nostri beni culturali saranno basati su un quadro incompleto e quindi meno efficace.
Riportiamo in questo diagramma le cause principali di deterioramento e perdita di valore del nostro patrimonio culturale.
Naturalmente va tenuto in considerazione anche la frequenza e la probabilità del verificarsi degli eventi a rischio sopra elencati. Gli eventi “rari” (ad esempio terremoti, alluvioni) si verificano meno frequentemente rispetto ad eventi “cumulativi” come la decolorazione di dipinti dovuta alla luce, ma i danni sono molto più ingenti.
Ovviamente quando si analizzano i rischi, si cerca di prevedere la perdita futura del valore del bene. Ma non possiamo mai essere sicuri al 100% di cosa esattamente potrà accadere. C’è sempre qualche incertezza sul futuro e ciò va considerata nella gestione del rischio riconoscendo che l’incertezza esiste sempre e quindi va gestita adeguatamente. Ad esempio è necessario:
- aver provveduto ad avere una documentazione completa e aggiornata degli elementi del patrimonio,
- predisporre un budget assegnato per emergenze,
- assicurazione, ecc.
In questo modo si potrà cercare di recuperare gli oggetti o parti del patrimonio danneggiato.
Certo, la prevenzione è molto più importante e più efficace della reazione. Come mitigare le cause del rischio e bloccare gli agenti che provocano il deterioramento dei beni. Quindi instaurare un monitoraggio continuo in modo da poter reagire rapidamente al constatare di un problema.
Una buona gestione del rischio integra sempre questi due tipi di azioni (preventiva e reattiva) al fine di ottenere i migliori risultati possibili.
Grazie ad una attenta valutazione dei rischi che minacciano il patrimonio, ad una buona comunicazione con i diversi attori e stakeholders e, allo sviluppo di misure economicamente efficaci per ridurre (mitigare) i rischi prioritari, il Risk Management può portarci in una posizione migliore per prendere decisioni più efficaci sull’uso sostenibile e sulla custodia delle risorse del nostro patrimonio culturale.
E forse poter evitare danni come quello dei giorni scorsi alla cattedrale di Notre-Dame.
Per approfondimenti e riferimenti normativi, consultare i link sottoriportati: