Alla vigilia dell’intervento monetario BCE del 6 marzo 2025, la questione di maggior rilievo era non tanto il taglio tassi di 25 basis point già scontato dai mercati, ma quanto e se BCE avrebbe ulteriormente tagliato da lì in poi e a quale ritmo.
Era riconoscibile il possibile dibattito all’interno del Governing Council su una pausa ad aprile, vista l’alta probabilità che i dazi statunitensi sulle importazioni dall’UE fossero annunciati prima del round BCE del 17 aprile. Tuttavia, tale fattore avrebbe rafforzato la logica per cui BCE avrebbe proseguito nei tagli.
Data l’elevata incertezza da spesa pubblica, tariffe USA e inflazione, gli investitori attendevano che BCE si attenesse a un approccio data dependent, meeting by meeting, senza impegnarsi in un percorso specifico per i tassi futuri.
I riflettori erano puntati sulle reazioni di Lagarde sia all’esortazione di Ursula Von Der Leyen al riarmo europeo, sia al neonato ‘bazooka’ tedesco per investimenti in infrastrutture e riarmo.
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