di Giovanni COSTA
Capita di leggere sempre più spesso dichiarazioni di opinionisti, leader politici, esperti vari che con toni millenaristi annunciano la fine della globalizzazione. Della quale danno una versione un po’ distorta, se non caricaturale, riducendola a delocalizzazione produttiva e attribuendole ogni possibile malefatta in termini di impoverimento dei Paesi di nuova industrializzazione, di scomparsa del ceto medio produttivo, di deindustrializzazione delle nostre regioni. Ad essa oppongono una versione altrettanto caricaturale della deglobalizzazione sotto specie di reshoring e sue varianti.
Difficile giustificare questa fretta di dichiarare morto qualcosa che non si è ancora espresso compiutamente, e che innegabilmente ha contribuito all’aumento della ricchezza mondiale anche se non equamente distribuita.